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20 Agosto 2025 - 14:50
La crisi degli incendi che, dai primi giorni di agosto, sta colpendo il nord-ovest della penisola iberica ha provocato danni ambientali significativi, facendo schizzare le emissioni di carbonio in Spagna a livelli mai registrati prima. Il fumo dei roghi si è spinto fino ai paesi scandinavi, compromettendo la qualità dell’aria su vaste aree e sommando i propri effetti a quelli degli incendi in Canada.
Secondo i dati del Servizio di vigilanza atmosferica Copernicus (CAMS), il programma satellitare dell’Unione Europea, le emissioni totali di carbonio dall’inizio dell’anno hanno raggiunto il record di 5,5 megatoni (MtC). Si tratta del valore più alto mai registrato dal 2003, anno in cui il CAMS ha iniziato a monitorare questo indicatore, superando di gran lunga il precedente massimo annuale di 3,5 MtC.
L’aumento è stato particolarmente rapido a partire da agosto, in concomitanza con l’escalation degli incendi. Le particelle emesse hanno "degradato gravemente la qualità dell’aria nella Penisola Iberica e in alcune zone della Francia", osserva Copernicus. Fino ai primi giorni di agosto, le emissioni in Spagna erano stimate intorno a 0,5 megatoni, mentre le decine di roghi successivi hanno fatto salire il totale a 5,5 MtC. Il fumo, ricco di particelle PM2.5 — particolarmente nocive per la salute — ha viaggiato per migliaia di chilometri, peggiorando la qualità dell’aria in ampie aree, spiega Mark Paddington, scienziato del CAMS, citato da La Vanguardia.
Gli esperti di Copernicus definiscono la situazione "eccezionale": il fumo ha attraversato Francia e Regno Unito, raggiungendo perfino i paesi scandinavi, sommando i suoi effetti a quelli derivanti dagli incendi in Canada.
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