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Società
22 Agosto 2025 - 13:30
Lo abbiamo scritto per l’assessore regionale alla Sanità, Federico Riboldi (FdI), e ci ripetiamo con il sindaco di Torino Stefano Lo Russo (Pd). Il primo si è trasformato in Gabibbo, il secondo si è seduto al tavolo verde per una partita a scopone scientifico. Entrambi alla ricerca di una facile popolarità. Riboldi per superare un momento delicato (il caso Schael), il secondo perché ha deciso di inaugurare una lunga campagna elettorale e ottenere la ricandidatura senza primarie o altro, come qualcuno nel campo largo, invece, vorrebbe. Liberi entrambi di seguire le strategie di comunicazione che giudicano migliori. Certo è che, almeno negli ultime decenni, i politici, più che tali, sembrano essersi trasformati in influencer. La differenza è sostanziale.
I primi dovrebbero servire l’interesse pubblico e il benessere dei cittadini attraverso la gestione e la guida della collettività, promuovendo la concordia, la sicurezza e la prosperità economica, e implementando politiche che migliorino la società nel suo complesso. I secondi sono i professionisti dell’apparire, dell’effimero; sfruttano la loro visibilità e credibilità per promuovere marchi, prodotti e servizi o per se stessi. Attraverso contenuti creati ad hoc, influenzano opinioni e comportamenti d’acquisto del loro pubblico, fungendo da opinion leader in settori specifici come moda, cibo, viaggi e oggi anche la politica. Sono due mestieri diversi, due ambiti che non dovrebbero confondersi, mentre invece la commistione tra essi è all’ordine del giorno. Questo avviene a Torino, ma non solo. Sembra un fenomeno planetario. Se le cose andassero bene, allora avrebbero ragione loro, i politici-influencer di nuova generazione. Ma non è così. Il mondo sembra andare a rotoli.
Incontri bilaterali, trilaterali, plurilaterali per cercare la pace, alla fine, invece, sembrano riaccendere il furore della guerra. Ma per non guardare troppo lontano, fermandoci all’assessore alla Sanità e al sindaco di Torino, è evidente che, nonostante video più o meno virali sui social dell’uno e le fotografie concordate dell’altro, le liste d’attesa della Sanità restano tali e quali e gli asili nido, solo per fare un esempio, non soddisfano i bisogni delle giovani famiglie torinesi. Insomma, prima l’assessore, poi il sindaco (ma sono in buona compagnia) si rivolgono ai loro elettori usando lo stesso linguaggio di Chiara Ferragni e, come lei, prendendo qualche cantonata. Lo Russo ad esempio, ha raccontato che da studente, durante le vacanze, ha fatto il barista per qualche mese, senza considerare chi, diversamente da lui, il barista è stato costretto a farlo per tutta la vita.
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