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23 Agosto 2025 - 09:15
In Italia, chi trasporta bambini sotto i 4 anni è obbligato a utilizzare dispositivi anti-abbandono in auto. Tuttavia, la loro presenza non elimina completamente il rischio di dimenticanze che, soprattutto nei mesi caldi, possono trasformarsi in tragedie. A lanciare l’allarme è uno studio del Children’s Hospital di Philadelphia pubblicato sull’American Journal of Public Health.
“Negli Stati Uniti si registrano ogni anno circa 37 vittime di colpo di calore pediatrico veicolare (PVH), con un totale superiore a 1000 casi negli ultimi decenni”, spiega Jalaj Maheshwari, ingegnere e ricercatore presso il centro di prevenzione dell’ospedale. “Abbiamo quindi analizzato 354 incidenti recenti, individuato dieci scenari ricorrenti e valutato quanto i sistemi salvabebé possano intervenire efficacemente in ciascuno di essi”.
Lo studio distingue tra due tipi di dispositivi:
Rilevamento indiretto: sistemi che segnalano possibili presenze in auto tramite algoritmi, come avvisi generati quando una porta posteriore viene aperta e chiusa, oppure notifiche del navigatore GPS al termine del viaggio.
Rilevamento diretto: dispositivi in grado di monitorare direttamente l’abitacolo, come seggiolini intelligenti che avvisano se il bambino resta seduto mentre l’adulto si allontana, sensori di CO2 o monitor del battito cardiaco.
Tra questi, il sensore di battito cardiaco si è rivelato il più affidabile, riconoscendo la presenza del bambino in qualsiasi scenario, indipendentemente dalla sua posizione. Gli altri sistemi – rilevatori di CO2, sensori di pressione o radar – hanno mostrato efficacia tra l’80% e il 90%.
Maheshwari spiega: “Il sensore di battito rileva le vibrazioni generate dal cuore del bambino tramite lo chassis del veicolo. È quindi il metodo più sicuro per confermare la presenza a bordo. Tuttavia, deve funzionare correttamente senza falsi allarmi e va testato in diverse condizioni ambientali e con diverse configurazioni del veicolo”.
Lo studio evidenzia anche che l’unico sistema in grado di garantire il soccorso in tutti e dieci gli scenari analizzati è la notifica a terze persone, come i servizi di emergenza. “Nessuna tecnologia singola è sufficiente a gestire tutti i casi reali di PVH. La varietà delle situazioni rende necessaria una combinazione di sistemi”, aggiunge Maheshwari.
Secondo i ricercatori, il modo migliore per ridurre il rischio è combinare diverse tecnologie. “I produttori potrebbero sviluppare sistemi di sicurezza che rilevino la presenza dei bambini in tutti i casi possibili, attivando segnali progressivi: da un semplice allarme acustico fino a chiamare i soccorso”, suggerisce Maheshwari. “I legislatori, invece, possono usare questi dati per stabilire standard di test dei dispositivi, garantendo copertura completa per i casi di PVH”.
Gli avvisi indiretti via GPS o Bluetooth possono risultare inefficaci: “Se l’adulto non utilizza il GPS o lascia il telefono in auto, l’allarme non funziona. In alcuni casi, come quando il bambino entra da solo nell’auto al sole, queste tecnologie da sole non prevengono l’incidente”, chiarisce Maheshwari.
“Non esiste un tipo di genitore più incline a dimenticare il figlio. Si tratta di incidenti che possono capitare a chiunque”, sottolinea Maheshwari. L’informazione e la prevenzione restano quindi fondamentali, soprattutto durante l’estate, anche per brevi soste.
Alcune raccomandazioni chiave:
Non lasciare mai un bambino da solo in auto, nemmeno per pochi minuti.
Aprire i finestrini o parcheggiare all’ombra non basta.
Controllare sempre i sedili posteriori: posizionare un oggetto essenziale (borsa, portafoglio) sul sedile posteriore può aiutare a ricordarsi di guardare dietro.
Informare asili o scuole affinché contattino i genitori se il bambino non arriva.
Tenere le chiavi fuori dalla portata dei bambini e insegnare loro a non giocare vicino all’auto.
Intervenire immediatamente se si nota un bambino o un animale solo in un veicolo, chiamando i servizi di emergenza.
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