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Dopo la Nitag, si riaccende il dibattito sulle vaccinazioni obbligatorie

Nonostante l’obbligo introdotto dal decreto Lorenzin, molte regioni non raggiungono la copertura necessaria

Dopo la Nitag, si riaccende il dibattito sulle vaccinazioni obbligatorie

In Italia si torna a discutere di obbligo vaccinale, proprio mentre emergono nuove criticità sulla reale efficacia delle politiche di copertura. Il caso più recente riguarda la commissione Nitag, nominata e poi sciolta dal ministro della Salute Orazio Schillaci, dopo le polemiche per la presenza al suo interno di due membri con posizioni ritenute no-vax. Una miccia che ha riaperto un dibattito mai davvero sopito, soprattutto alla luce dei dati aggiornati che arrivano dallo stesso Ministero della Salute.
Secondo i numeri più recenti, relativi alla copertura vaccinale dei bambini nati nel 2021 e aggiornati al 2023, l’Italia non ha ancora raggiunto gli obiettivi minimi fissati dai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA): il 95% di copertura per ciascuno dei dieci vaccini resi obbligatori nel 2017 dall’allora ministra Beatrice Lorenzin. Quella soglia non è solo simbolica, ma è la percentuale minima necessaria per garantire l’immunità di gregge contro alcune delle patologie più pericolose, come il morbillo.

Eppure, i dati raccontano una realtà fatta di forti disuguaglianze territoriali. In regioni come Emilia-Romagna, Toscana e Lombardia, gli standard vengono superati. Ma altrove, come in Alto Adige, si resta molto lontani: qui, appena l’83,81% dei bambini nati nel 2021 ha ricevuto il vaccino contro il morbillo. Una percentuale preoccupante, se si pensa che solo pochi anni fa – nel 2013 – nel distretto di Merano era appena il 59,10%.

Il dato nazionale, seppure in crescita, non raggiunge mai la soglia del 95% per nessuna delle vaccinazioni obbligatorie:

  • Morbillo: 94,64%

  • Parotite: 94,61%

  • Rosolia: 94,64%

  • Varicella: 93,76%

  • Difterite, tetano, pertosse, epatite B e poliomielite: 94,76%

  • Hib: 94,83%

Un piccolo passo avanti, ma non sufficiente. Eppure, l’introduzione dell’obbligo vaccinale ha avuto effetti positivi e misurabili: confrontando i dati del 2023 con quelli del 2016 (prima dell’entrata in vigore del decreto Lorenzin), si nota un chiaro incremento delle coperture. Il miglioramento più evidente riguarda proprio le vaccinazioni che prima erano solo raccomandate – morbillo, parotite, rosolia e varicella – con aumenti fino a 7-8 punti percentuali. È proprio la varicella, infatti, a rappresentare uno dei casi più emblematici: la copertura è passata dal 46,06% del 2016 al 93,76% nel 2023. Un salto netto, che dimostra quanto l’introduzione dell’obbligo abbia inciso sulla consapevolezza delle famiglie.

Nonostante ciò, l’obbligo continua a far discutere. Alcuni esponenti della maggioranza ne mettono oggi in discussione la legittimità e l’efficacia, ma va ricordato che la revisione era già prevista nel decreto stesso: si prevedeva che, in caso di aumento stabile delle coperture, l’obbligo per alcuni vaccini potesse essere abolito dal 2020. Tuttavia, la pandemia da Covid-19 ha inevitabilmente bloccato qualsiasi valutazione o revisione.

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