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Sanità
26 Agosto 2025 - 21:55
Foto di repertorio
Nonostante i progressi degli ultimi anni, i dati diffusi da Oms e Unicef in occasione della Settimana mondiale dell’acqua rivelano un quadro allarmante: una persona su quattro nel pianeta non ha accesso ad acqua potabile sicura. Si tratta di 2,1 miliardi di individui, di cui 106 milioni costretti a bere direttamente da fonti di superficie non trattate.
Il rapporto, intitolato Progressi nell’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici nelle case 2000-2024, mette in evidenza anche altri numeri critici: 3,4 miliardi di persone non dispongono di impianti igienici di base e 354 milioni praticano ancora la defecazione all’aperto. Inoltre, 1,7 miliardi non hanno strutture per lavarsi le mani nelle abitazioni.
Le disuguaglianze emergono soprattutto nei Paesi a basso reddito, nelle comunità rurali, tra minoranze etniche e indigene. Nelle nazioni meno sviluppate, la probabilità di non avere servizi idrici di base è più che doppia rispetto ad altri contesti, mentre la mancanza di strutture per l’igiene delle mani è tre volte superiore.
Il documento segnala progressi limitati nelle zone rurali: tra il 2015 e il 2024 la copertura di acqua potabile gestita in modo sicuro è passata dal 50% al 60%, ma nelle aree urbane la situazione è rimasta sostanzialmente invariata.
Un capitolo riguarda le donne e le ragazze, che nella maggior parte dei Paesi restano le principali responsabili della raccolta dell’acqua, spesso con oltre 30 minuti di cammino al giorno in Africa subsahariana e in Asia centrale e meridionale. Inoltre, le adolescenti tra i 15 e i 19 anni hanno meno probabilità di partecipare a scuola o ad attività sociali durante il ciclo mestruale per la carenza di prodotti adeguati.
Alla vigilia degli ultimi cinque anni disponibili per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile 2030, l’Oms avverte che sarà necessaria un’accelerazione significativa per garantire servizi universali.
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