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Lutto
04 Settembre 2025 - 19:10
La notizia della scomparsa di Giorgio Armani riporta alla memoria molti momenti della sua straordinaria carriera. Tra questi, uno in particolare rimane inciso per la sua forza simbolica e la delicatezza delle parole pronunciate: il conferimento della laurea honoris causa in Global Business Management all’Università Cattolica di Piacenza. Era un giorno di festa, e il re della moda, commosso fino alle lacrime, indossò toga e tocco accademico per ricevere il titolo nella città dove era nato.
Non era la prima laurea ad honorem per Armani — già insignito dal Royal College of Art, dalla Saint Martins di Londra, dall’Accademia di Brera e dal Politecnico di Milano — ma quella di Piacenza ebbe un sapore diverso, intimo. «Ricevere questa laurea è stato qualcosa che mi ha toccato profondamente — disse allora — perché riconosce l’Armani imprenditore, quello che ho dovuto inventare da zero superando momenti di grande difficoltà».
Lo stilista dedicò il riconoscimento agli studenti, con un discorso che oggi suona come un testamento morale:
«Lavorate, tenete duro, ma non scordate che a casa avete il gatto, il cane, la mamma, la nonna o l’amante, perché poi andando avanti avrete bisogno di persone al fianco». Una frase che fece sorridere la platea ma che racchiudeva tutta la sua filosofia: dietro l’impegno e la disciplina, c’è sempre la necessità degli affetti, del calore umano.
Nel suo intervento Armani aprì una finestra sul passato, ricordando l’infanzia durante la guerra: «Ho rivisto mia madre che mi portava dalla camera al quinto piano fino al rifugio in cantina». E non mancò un riferimento al dolore più grande, la perdita del socio e compagno di vita Sergio Galeotti, superata — raccontò — con «caparbietà e passione».
Quella cerimonia fu anche l’occasione per sintetizzare i valori che hanno guidato la sua esistenza: «Onestà, umiltà, etica, coerenza, e soprattutto sostanza, che va oltre la labile apparenza». E aggiunse un consiglio agli studenti: «Non arrendetevi mai, lasciatevi ispirare e continuate a guardare il mondo con occhi curiosi e trasparenti».
Il rettore Franco Anelli lo definì «uno dei figli più illustri di Piacenza», mentre la preside Anna Maria Fellegara sottolineò «la dimensione internazionale del marchio, l’approccio alla sostenibilità e la consapevolezza della centralità dell’impresa nella creazione di valore condiviso».
Oggi, che Armani non c’è più, quell’immagine in toga resta impressa: il ragazzo nato sulle rive del Trebbia, diventato icona planetaria della moda, che torna nella sua terra per lasciare agli studenti un messaggio semplice ma eterno — lavorare con passione, senza mai dimenticare gli affetti.
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