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Attacco informatico al ministro Crosetto: chieste false donazioni per Armani e Gaza

L’account personale del ministro della Difesa è stato preso di mira da cybercriminali: i post ingannevoli sono stati rimossi, ma il caso riapre il dibattito sulla sicurezza dei profili istituzionali

Attacco informatico al ministro Crosetto: chieste false donazioni per Armani e Gaza

L’account personale del ministro Guido Crosetto su X è stato recentemente vittima di un attacco informatico. Lo ha confermato lo stesso ministero della Difesa: i post pubblicati dall’account durante l’incidente non rappresentano né il ministro né l’istituzione. Le autorità competenti stanno collaborando per ripristinare la sicurezza dell’account. Crosetto ha aggiunto in un post sul suo canale X: "Hanno hackerato il mio account, è come se potessero usarlo contemporaneamente a me. Chiederò che venga bloccato immediatamente".

Non è ancora chiaro chi abbia orchestrato l’attacco né perché Crosetto sia stato preso di mira, ma l’episodio mette in luce una vulnerabilità significativa, considerando che si tratta di un profilo verificato appartenente a un membro del governo.

Le prime analisi indicano che sul profilo del ministro sono apparsi almeno due messaggi ingannevoli. Uno chiedeva donazioni in criptovalute per sostenere la popolazione di Gaza, l’altro per finanziare i funerali dello stilista Giorgio Armani. In uno dei post, gli hacker scrivevano: "Nel corso degli anni Giorgio Armani ha creato una visione che si estende dal fashion a ogni aspetto della vita, anticipando i tempi con estrema chiarezza e pragmatismo. È tempo di ricambiare. Tutti i ricavi saranno destinati alla camera ardente". I contenuti sono stati rimossi, ma per alcune ore sono ricomparsi a intermittenza, fino alla richiesta di blocco dell’account da parte del ministro.

Non è la prima volta che Crosetto finisce nel mirino dei cybercriminali. A febbraio 2025, diversi imprenditori italiani avevano ricevuto chiamate fraudolente da una voce clonata del ministro, che chiedeva circa un milione di euro per liberare giornalisti italiani rapiti in Medio Oriente. La truffa era stata realizzata tramite intelligenza artificiale.

Questo nuovo episodio solleva ulteriori dubbi sull’efficacia delle misure di sicurezza adottate dai social network e sull’urgenza di proteggere in modo più stringente gli account di figure istituzionali.

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