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SALUTE & BENESSERE
07 Settembre 2025 - 12:39
In Italia il morbillo non è affatto scomparso. Anzi, secondo un nuovo studio pubblicato su The Lancet Infectious Diseases, quasi il 10% della popolazione resta privo di qualsiasi protezione immunitaria: non vaccinato e mai entrato in contatto con il virus. Un dato che fotografa una vulnerabilità diffusa e che riguarda soprattutto i giovani adulti tra i 20 e i 40 anni, oggi considerati un anello cruciale nella catena di trasmissione.
La ricerca, coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità e dalla Fondazione Bruno Kessler, mette in evidenza come il morbillo continui a circolare nonostante l’aumento delle coperture pediatriche introdotto con l’obbligo vaccinale del 2017. Gli autori sottolineano che senza strategie mirate anche per gli adulti, sarà difficile raggiungere l’obiettivo dell’eliminazione della malattia nel nostro Paese.
L’analisi ha preso in esame quasi 15mila casi registrati tra il 2013 e il 2022, con 14 decessi. I dati mostrano che, se l’incidenza più alta riguarda i bambini sotto i cinque anni, oltre la metà delle infezioni ha colpito giovani adulti. Una fascia che, spesso inconsapevolmente, alimenta la trasmissione del virus anche verso i più piccoli, non ancora vaccinabili.
Tra i casi con stato vaccinale noto, 9 su 10 non avevano ricevuto il vaccino. Inoltre, l’88,9% delle infezioni secondarie è stato causato da persone non vaccinate, mentre solo l’1,1% dei contagi si è verificato tra due individui immunizzati.
I numeri del 2025
Secondo i dati ISS, tra il 1° gennaio e il 30 giugno 2025 si sono registrati 391 casi in 20 Regioni. Quasi la metà proviene da Lombardia, Sicilia e Lazio, mentre l’incidenza più elevata è stata osservata in Calabria.
Lo studio evidenzia anche forti differenze geografiche: nel centro-nord risultano più vulnerabili gli adulti, mentre in Calabria e nella Provincia autonoma di Bolzano la quota maggiore di suscettibili si trova tra i giovani. Il 35,5% dei contagi è avvenuto in ambito familiare.
Il quadro che emerge non riguarda solo l’Italia. Anche a livello internazionale il problema è molto sentito. Come ha sottolineato Hans Henri P. Kluge, direttore regionale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per l’Europa: «Il virus del morbillo non si ferma mai – e neppure noi possiamo permetterci di fermarci».
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