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Dalla fama di santità alla canonizzazione in 19 anni: il caso Carlo Acutis

Canonizzazione lampo per il ragazzo morto a 15 anni: social, miracoli e devozione popolare hanno accelerato il processo

Dalla fama di santità alla canonizzazione in 19 anni: il caso Carlo Acutis

Se non fosse morto di leucemia a soli 15 anni, oggi Carlo Acutis ne avrebbe 34. E, forse, non sarebbe diventato santo. Ieri, 7 settembre, a Roma, è stato infatti proclamato tale da papa Leone XIV. Con soli 19 anni tra la morte e la canonizzazione – avvenuta nel 2006 – è uno dei santi più giovani e rapidamente proclamati della storia. Solo Giovanni Paolo II e Madre Teresa di Calcutta sono diventati santi in meno tempo.

Alla base di questa velocità c’è un elemento fondamentale: la «fama di santità». Secondo un documento del 2007 della Congregazione delle cause dei Santi, è «l’opinione diffusa tra i fedeli circa la purità e l’integrità di vita del servo di Dio». In pratica, si è santi perché i fedeli lo credono, prima ancora che la Chiesa lo riconosca ufficialmente: la fama è la fase preliminare e necessaria prima della canonizzazione. Così accadde con Giovanni Paolo II, acclamato “santo subito”, e lo stesso si può dire per Carlo Acutis, il santo più contemporaneo della Chiesa cattolica.

Nel suo caso, la fama si è diffusa presto e soprattutto sui social, come mai era accaduto prima. Alcuni oggetti a lui appartenuti, e perfino parti del suo corpo, sono già considerate reliquie. Un culto che preoccupa la Chiesa, da sempre attenta a vigilare sulla devozione popolare.

Ma chi è stato davvero Carlo Acutis? Nato nel 1991 in una famiglia molto benestante, visse tra Londra e Milano, frequentando scuole private e mostrando da subito una particolare sensibilità. Già da giovane, Carlo si era appassionato al mondo digitale: curava il sito della sua parrocchia e ne aveva creato uno sui miracoli eucaristici. La madre racconta che «i primi miracoli li fece il giorno del funerale. Una signora che aveva un cancro al seno invocò Carlo e guarì. Un’altra che non riusciva ad avere figli lo pregò e poco dopo il funerale scoprì di essere incinta». Non ci sono riscontri ufficiali, ma molti testimoni ricordano una chiesa gremita quel giorno, con la presenza di senza dimora che Carlo avrebbe aiutato in vita.

Il processo di canonizzazione è un percorso complesso, fatto di diverse fasi, che analizza in dettaglio la vita della persona. Il termine “canonizzazione” indica invece l’inserimento ufficiale del nome nel catalogo dei santi. Uno dei segnali più forti della fama di santità di Acutis è la sua tomba, situata dal 2019 ad Assisi, nel santuario della Spogliazione: la diocesi prevede che nel 2025 si toccheranno i due milioni di pellegrini.
Dal 1983, grazie a Giovanni Paolo II, il processo di canonizzazione è stato semplificato: si svolge prima a livello diocesano, richiede meno miracoli (uno per fase) e i tempi sono più brevi. Nel caso di Acutis, i due miracoli approvati sono quello in Brasile, nel 2013, dove un bambino guarisce da una grave malformazione dopo aver toccato una reliquia, e quello di Firenze, nel 2022, in cuiuna studentessa gravemente ferita è migliorata dopo la visita della madre alla tomba di Carlo.

Tutte le verifiche necessarie alla canonizzazione, mediche e teologiche, comportano l’impiego di consulenti specializzati, che devono essere retribuiti. Per questo, nel 2016, papa Francesco stabilì che la Santa Sede si faccia carico delle spese della canonizzazione nella sua fase romana, vigilando al tempo stesso «perché gli onorari siano contenuti». Chi promuove la causa – che si tratti di privati, famiglie o associazioni – deve comunque contribuire economicamente, versando una quota a copertura dei costi. Eventuali fondi residui, una volta conclusa la procedura, confluiscono in un «fondo di solidarietà», destinato a sostenere altre cause di canonizzazione, affinché anche chi non dispone di risorse sufficienti possa avviare il percorso.

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