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i numeri in italia
10 Settembre 2025 - 17:00
In Italia, un adulto su tre – circa il 37% – riesce a comprendere solo testi brevi e semplici. Si tratta di un livello di alfabetizzazione basso, ben superiore alla media dei Paesi Ocse, dove la stessa condizione riguarda il 27% della popolazione adulta.
Anche sul fronte dei laureati il nostro Paese resta indietro: il numero è ancora ridotto, con una minore presenza di donne rispetto alla media internazionale e solo il 20% dei giovani che sceglie percorsi universitari in ambito scientifico e tecnologico (Stem). A complicare il quadro, l’invecchiamento demografico: tra il 2013 e il 2023 i bambini tra 0 e 4 anni sono diminuiti del 25%. Sul versante scolastico, gli stipendi dei docenti italiani sono calati del 4,4% in dieci anni, mentre negli altri Paesi Ocse sono cresciuti quasi del 15%.
Questi dati emergono dal rapporto Education at a Glance 2025 dell’Ocse, che fotografa luci e ombre dei sistemi educativi. A livello globale, quasi metà dei giovani adulti possiede ormai un titolo terziario – un traguardo storico – ma la crescita rallenta: dopo un incremento medio dell’1% annuo dal 2000 al 2021, dal 2021 l’aumento si è ridotto a soli 0,3 punti percentuali l’anno.
Il rapporto evidenzia anche le profonde disuguaglianze: i figli di genitori con bassa scolarità hanno molte meno possibilità di laurearsi. Nei Paesi Ocse il divario è netto (26% contro 70% dei figli di laureati); in Italia la forbice è ancora più ampia (15% contro 63%).
Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha però rivendicato un risultato positivo: la dispersione scolastica in Italia è scesa al 9,8%, centrando con due anni di anticipo l’obiettivo del Pnrr fissato al 10,2%. Contestualmente, ha annunciato lo stanziamento di ulteriori 500 milioni di euro per i programmi Agenda Sud e Agenda Nord, volti a ridurre le disuguaglianze educative.
Restano però forti criticità per gli insegnanti: in Italia i loro stipendi, soprattutto nella primaria, risultano inferiori del 33% rispetto a quelli di altri laureati e del 17% rispetto alla media Ocse. Dal 2015 al 2024, mentre negli altri Paesi le retribuzioni dei docenti sono cresciute del 14,6% in termini reali, in Italia sono diminuite. “Una conferma delle nostre denunce storiche”, ha dichiarato Vito Carlo Castellana, coordinatore della Gilda degli Insegnanti, sottolineando anche il basso livello di investimenti: il nostro Paese destina all’istruzione circa il 4% del Pil, contro una media Ocse vicina al 5%.
Critiche arrivano anche dal fronte politico e sindacale. “Di fronte a questi numeri, il trionfalismo del ministro sugli aumenti salariali è fuori luogo: non coprono nemmeno l’inflazione”, ha commentato Elisabetta Piccolotti (Avs). Dello stesso avviso Gianna Fracassi, segretaria della Flc Cgil.
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