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La storia

Lino, 50 anni con le forbici in mano: il "barbiere della Fiat" che racconta la Torino di ieri

Dal suo piccolo salone accanto alla Fiat ha visto passare dipendenti, dirigenti e volti noti. Un mestiere fatto di passione, umiltà e ricordi che profumano di un’altra epoca

Lino, 50 anni con le forbici in mano: il "barbiere della Fiat" che racconta la Torino di ieri

Pasquale Lorusso, detto "Lino"

Torino, metà anni ’70. Due fratelli, una passione condivisa: diventare barbieri. Così comincia la storia di Pasquale Lorusso, detto Lino, che a soli 15 anni ha iniziato a coltivare un mestiere diventato poi la sua vita. Dopo la scuola e i primi anni di lavoro accanto al fratello, decide di mettersi in proprio. Nel 1999 apre un piccolo salone dalla posizione strategica, all’angolo tra via Monte Pasubio e corso Unione Sovietica, proprio accanto alla Fiat. Lì, sotto l’insegna “Coiffeur Pour Homme”, da 25 anni porta avanti il suo lavoro con la stessa passione e discrezione di un tempo. Un locale che porta subito un'atmosfera di casa, senza troppe pretese, e fa respirare l'aria di una Torino nostalgica.

Se però si guarda l’intera carriera, gli anni sono molti di più: il prossimo 20 settembre saranno 50. Mezzo secolo passato tra forbici e rasoio, a coltivare un mestiere che per Lino non è mai stato solo lavoro, ma entusiasmo e dedizione quotidiana. «Non mi posso lamentare - racconta -. In questo piccolo spazio ho creato il mio giro di clientela, che negli anni non mi ha mai lasciato».

Il legame con la Fiat è stato naturale: «Vengono qui operai, impiegati, dirigenti. Ho sempre rispettato la loro riservatezza. Non mi piace fare nomi, ma ho avuto la fortuna di incontrare anche persone note». Tra i ricordi che custodisce con più gratitudine, c’è quello legato a Lapo Elkann: «Mi è capitato di tagliargli i capelli qualche volta. Ricordo in particolare quando, nel 2022, era venuto a Torino per l’inaugurazione della 500: passava dal solarium qui davanti e poi entrava nel mio negozio. Una persona molto umile e corretta».

Alla domanda se ormai sia diventato “il parrucchiere della Fiat”, Lino abbassa lo sguardo e sorride: «Forse, non so. Non mi piace darmi titoli. L’umiltà è la cosa più importante e più bella in ogni settore. Ti permette di vivere nella realtà, non nelle fantasie». La stessa umiltà con cui ha risposto al figlio quando, durante la pandemia, gli aveva chiesto di intraprendere la sua strada. «Gli ho detto che andava bene, ma era già tardi per lui. Non bastano la scuola o i consigli di un padre: serve dedizione, amore per i dettagli. Questo è un lavoro che richiede tanta passione. Oggi la macchinetta facilita i tagli, ma io resto fedele al rasoio e alle forbici, come ho imparato da ragazzo. È solo grazie a questo che sono arrivato fin qui».

Oggi il salone di Lino è un piccolo presidio di autenticità, che racconta un pezzo di Torino e dei suoi anni d’oro. Un luogo semplice, dove il tempo sembra scorrere più lento e i ricordi si mescolano ai gesti ripetuti ogni giorno con la stessa cura di sempre. Cinquant’anni dopo il primo taglio, le forbici non sono ancora pronte a cadere dalle sue mani.

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