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Il caso
28 Settembre 2025 - 11:00
Due italiani a processo, cinque stranieri già condannati. Tre animali uccisi. Nessun controllo sanitario. Nessuna autorizzazione. Solo un fuoco acceso, due teste già sul rogo, una ancora attaccata al corpo. Succede il 9 luglio 2022, nei boschi di San Benigno Canavese, giorno della festa islamica del sacrificio, l’Eid al-Adha. Una tradizione diffusa, ma fuori legge se praticata così. I carabinieri intervengono dopo la segnalazione del sindaco, Alberto Graffino, da pochi giorni in carica. In una radura isolata trovano cinque uomini di origine marocchina intenti a sgozzare capre e montoni. Con loro, secondo la procura, ci sono anche Augusto Palladino, 62 anni, e Aldo Bergero, 46. I due – difesi dagli avvocati Lorenzo Bianco e Celere Spaziante – sono ora imputati a Ivrea per concorso in macellazione clandestina (art. 6 del d.lgs. 193/2007 e art. 110 c.p.). I cinque cittadini marocchini non hanno opposto ricorso al decreto penale: sanzione pecuniaria, condanna definitiva. Palladino e Bergero, invece, hanno scelto il dibattimento. In aula, davanti alla giudice Maria Claudia Colangelo, è stato sentito uno dei carabinieri intervenuti. Ha confermato i fatti. Tre carcasse sul posto, teste abbrustolite, assenza totale di misure igienico-sanitarie. Gli animali – una capra e due montoni – erano privi di ogni documento di tracciabilità. Nessun marchio identificativo, né registrazione. Secondo la ricostruzione dell’accusa, Bergero avrebbe fornito gli animali, mentre Palladino si sarebbe limitato ad accompagnare uno degli stranieri. Ma entrambi erano lì. E per la procura, tanto basta. La difesa respinge ogni accusa. «I nostri assistiti erano lì per caso», ha detto l’avvocato Spaziante. Ma sulla scena del bosco, quella mattina, il “caso” appare poco rilevante. Lì c’erano gli animali uccisi, il fuoco, i coltelli. E due italiani che, oggi, si giocano tutto su una distanza che la procura non vede.
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