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Buone notizie per la vendemmia italiana: produzione risale a 47,39 milioni di ettolitri

Assoenologi, Uiv e Ismea: +8% sull'anno scorso, incognite dopo le grandinate di Langa e Roero

Vendemmia 2025: l’Italia risale a 47,39 milioni di ettolitri, trainata dal Sud

A trainare la crescita è il Mezzogiorno, con un incremento medio del 18%. In testa la Puglia con 9 milioni di ettolitri

La vendemmia 2025 si preannuncia positiva per il vino italiano: secondo le stime di Assoenologi, Unione Italiana Vini e Ismea, la produzione nazionale raggiungerà 47,4 milioni di ettolitri, in crescita dell’8% rispetto al 2024. Il risultato si avvicina alla media degli ultimi cinque anni e conferma una stagione più equilibrata rispetto alle precedenti, nonostante gli eventi climatici estremi che hanno colpito alcune aree, come le grandinate in Langa e Roero del 24 settembre.

A influenzare la vendemmia è stato un andamento meteorologico altalenante: giugno molto caldo, luglio più mite e agosto di nuovo torrido, con effetti sulle uve in maturazione. I viticoltori hanno risposto con una gestione agronomica attenta, che ha garantito buoni livelli di sanità, maturità fenolica e potenziale aromatico. Il risultato? Vini longevi e fruttati al Nord, eleganti e armonici al Centro, intensi e strutturati al Sud.

A trainare la crescita è il Mezzogiorno, con un incremento medio del 18%. In testa la Puglia con 9 milioni di ettolitri (+17%), seguita da Abruzzo e Molise (+25%), Sicilia (+20%), Campania (+13%), Calabria (+15%) e Basilicata (+40%), mentre la Sardegna resta stabile a 400mila ettolitri.

Anche il Nord Italia segna un lieve aumento, grazie a un luglio meno caldo che ha favorito la maturazione. Crescono Lombardia (+15%), Piemonte (+5%) e Valle d’Aosta (+8%), mentre la Liguria resta invariata. Nel Nord-Est, il Friuli Venezia Giulia avanza del 10%, il Trentino-Alto Adige del 9%, il Veneto del 2% con quasi 12 milioni di ettolitri, mentre l’Emilia-Romagna mantiene oltre 7 milioni di ettolitri complessivi. Unica area in calo è il Centro Italia (-3%), dove il forte ridimensionamento della Toscana (-13%) bilancia le crescite di Marche (+18%), Umbria e Lazio (+5%).

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