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Animali
08 Ottobre 2025 - 19:40
Alcuni cani sono in grado di rilevare crisi glicemiche o di supportare persone con disabilità motorie. Nonostante il loro ruolo fondamentale, in Italia i cani d’assistenza non godono ancora di un riconoscimento ufficiale e non hanno libero accesso a trasporti, uffici o negozi. L’accordo Stato-Regioni del 25 marzo 2015 li ha equiparati ai cani guida per non vedenti, ma manca una normativa nazionale che disciplini l’intero settore.
Il nuovo tavolo tecnico ha il compito di elaborare regole precise riguardo:
le disabilità e le patologie che possono giustificare l’addestramento dei cani d’assistenza, includendo problemi visivi, uditivi, motori, diabete, epilessia e disturbi del neurosviluppo, oltre a eventuali criteri di esclusione;
le procedure per il riconoscimento dei formatori di cani d’assistenza e l’istituzione di un registro nazionale dei professionisti del settore, con relativi requisiti di qualificazione;
i programmi di addestramento dei cani e le misure per tutelarne salute e benessere.
Il ministro per le Disabilità, Alessandra Locatelli, ha commentato: «Proseguiamo un percorso condiviso con associazioni ed enti del settore per migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità. L’obiettivo è garantire che i cani d’assistenza siano pienamente equiparati ai cani guida, consentendo loro l’accesso ai trasporti pubblici e agli esercizi aperti al pubblico».
A livello europeo, Paesi come l’Austria hanno già leggi specifiche per i cani d’assistenza. In Italia, invece, l’unica normativa risale alla legge 37 del 1974, che disciplina solo l’accesso dei cani guida per non vedenti e ipovedenti. I cani d’assistenza trovano comunque riconoscimento nelle linee guida nazionali sugli interventi assistiti con animali.
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