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12 Ottobre 2025 - 07:11
Dal 2027 l’età necessaria per lasciare il lavoro aumenterà a 67 anni e 3 mesi, come previsto dalla Legge Fornero. L’incremento è legato all’aumento della speranza di vita certificato dall’Istat e dovrebbe generare un risparmio complessivo di circa 3 miliardi di euro a regime.
Il governo, però, sta valutando una “sterilizzazione selettiva” dell’aumento, cioè un’esenzione parziale per alcune categorie di lavoratori, come annunciato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.
L’esecutivo sta studiando di bloccare l’aumento di tre mesi solo per chi, nel 2027, avrà già compiuto 64 anni. In pratica, chi raggiungerà quest’età entro l’anno potrà evitare lo scatto dei tre mesi.
Ad esempio, un lavoratore di 62 anni con 42 anni e 10 mesi di contributi dovrà comunque attendere l’aumento previsto.
Il blocco parziale dell’aumento dell’età pensionabile costerebbe 1,5 miliardi di euro nel primo anno e circa 2 miliardi a regime, contro i 3 miliardi necessari per estendere la misura a tutti.
Le fonti governative spiegano che potrebbero essere esclusi dal blocco i lavoratori che, pur avendo raggiunto 42 anni e 10 mesi di contributi (o 41 anni e 10 mesi per le donne), non hanno ancora compiuto 64 anni.
Secondo le stime dell’Inps, nel 2027 circa 170.000 lavoratori potrebbero dover restare in servizio tre mesi in più.
Si tratta di persone che, pur avendo maturato i contributi necessari per la pensione anticipata, non avranno ancora 64 anni di età.
Nel 2024 sono stati 215.000 i lavoratori andati in pensione anticipata, e 195.000 di loro non avevano ancora compiuto 65 anni. Solo il 17% dei pensionati anticipati ha lasciato il lavoro dopo i 64 anni, a conferma del fatto che la maggioranza preferisce uscire prima.
Il governo dovrà predisporre una clausola di tutela per chi raggiunge i 64 anni durante il trimestre aggiuntivo.
Si valuta anche un sistema di incrementi graduali, con uno scatto di un mese nel 2027, due mesi nel 2028 e così via. Tuttavia, secondo le proiezioni, nel 2029 la speranza di vita tornerà a crescere, portando l’età pensionabile a 67 anni e 5 mesi e la soglia per la pensione anticipata a 43 anni e 3 mesi di contributi.
Tra le ipotesi al vaglio del governo c’è quella di diluire l’aumento nel tempo, per limitare l’impatto sui conti pubblici e sui lavoratori.
Un’altra proposta, considerata più sostenibile, prevede di limitare la sterilizzazione ai lavoratori precoci e a chi svolge mansioni usuranti, mantenendo per tutti gli altri il meccanismo automatico di adeguamento.
Nel dibattito sulle pensioni torna anche la proposta del sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon: permettere l’uscita a 64 anni con almeno 25 anni di contributi, convertendo il Tfr accumulato in una rendita integrativa.
Questa formula garantirebbe un assegno minimo di circa 1.600 euro al mese, combinando pensione pubblica e integrativa.
Il modello si ispira a quello introdotto nel 2024 per i lavoratori del sistema contributivo, e punta a fissare i 64 anni come “età della libertà pensionistica”.
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