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Il caso

Delitto di Garlasco, il nome di Flavius Savu riapre il caso: “Chiara Poggi sapeva troppo”

Flavius Savu, ex latitante rumeno ora detenuto a Pavia, sostiene che la ragazza fu uccisa dopo aver scoperto un presunto giro di pedofilia legato al santuario della Bozzola. La procura potrebbe ascoltarlo nei prossimi giorni

Delitto di Garlasco, il nome di Flavius Savu riapre il caso: “Chiara Poggi sapeva troppo”

Foto di repertorio

Una nuova ombra si allunga sul delitto di Garlasco, il caso che dal 2007 continua a dividere opinione pubblica e investigatori. A riaccendere l’attenzione è Flavius Savu, pregiudicato rumeno ed ex latitante, arrestato in Svizzera e trasferito di recente nel carcere di Pavia. L’uomo, condannato per estorsione, sostiene che Chiara Poggi sarebbe stata uccisa dopo aver scoperto un presunto giro di pedofilia e prostituzione legato al santuario della Madonna della Bozzola.

“Ha scoperto tutto e ha detto che avrebbe parlato”, avrebbe confidato Savu in una conversazione con la trasmissione Chi l’ha visto?. Dichiarazioni che ora la procura starebbe valutando, con la possibilità di convocarlo per un interrogatorio.

Secondo il suo avvocato Roberto Grittini, che lo ha incontrato nel carcere pavese, “la ricostruzione di Savu appare attendibile” e pone al centro delle indagini “il ruolo del santuario della Bozzola”. Una tesi in parte rafforzata dal racconto del nipote di Savu, Cleo Koludra Stefanescu, detenuto a Vigevano per omicidio, che in una lettera del maggio 2025 ha parlato di una ragazza “picchiata e minacciata per aver scoperto un grosso giro di pedofilia”.

Savu, secondo le ricostruzioni, avrebbe in passato ricattato l’ex rettore del santuario don Gregorio Vitali, esibendo un audio di presunti atti sessuali tra adulti consenzienti. Ma l’uomo avrebbe anche accennato a riti e pratiche oscure. Il caso aveva già portato nel 2018 a una condanna per estorsione, dopo che due rumeni, tra cui Savu, avevano tentato di ottenere denaro in cambio della registrazione.

Nonostante Savu non si trovasse a Garlasco nel 2007, alcune sue informazioni potrebbero derivare da testimonianze indirette, ancora da verificare. Resta il nodo di un’altra pista mai approfondita: quella avanzata dall’avvocato Massimo Lovati, che parlò di un presunto traffico internazionale di organi legato a una potente organizzazione.

Un dettaglio riporta però alle origini della vicenda. Già nel 2006, don Cervio, sacerdote poi scomparso, aveva denunciato comportamenti “immorali” del rettore del santuario, accusandolo di pagare uomini per prestazioni sessuali. Nessun riferimento, però, a minori. Un mosaico di rivelazioni, lettere e sospetti che, a quasi vent’anni dal delitto, continua a lasciare aperti più interrogativi che certezze.

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