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Tragedia sull’Himalaya: cinque italiani travolti dalle valanghe in Nepal

Due spedizioni colpite dal maltempo, sette morti accertati e speranza per la guida alpina Marco Di Marcello ancora dispersa

Tragedia sull’Himalaya: cinque italiani travolti dalle valanghe in Nepal

Una serie di devastanti valanghe ha colpito le montagne del Nepal, trasformando un sogno di conquista in una tragedia che ha sconvolto il mondo dell’alpinismo.
Le vittime accertate sono almeno sette, di cui cinque italiani. La Farnesina ha confermato la notizia, parlando di una situazione complessa e in continuo aggiornamento.

Le due spedizioni coinvolte si trovavano rispettivamente sul Panbari Himal (6.887 metri) e sullo Yalung Ri (6.920 metri), due cime remote e pericolose dell’Himalaya nepalese.

Il dramma sul Panbari Himal

Il primo incidente è avvenuto venerdì scorso sul Panbari Himal, una vetta raramente esplorata.
Una valanga improvvisa ha travolto tre alpinisti italiani: Alessandro Caputo, 28 anni, maestro di sci milanese; Stefano Farronato, 50 anni, arboricoltore di Bassano del Grappa; e Valter Perlino, 64 anni, veterinario e alpinista di Pinerolo.

Caputo e Farronato non ce l’hanno fatta. Perlino, rimasto al campo base per un infortunio al piede, è sopravvissuto ed è stato lui a lanciare l’allarme.
Secondo il racconto della moglie, Gloriana Salvai, Perlino ha mantenuto i contatti radio con i compagni fino a domenica notte, quando i due erano ancora vivi sotto una tormenta di neve. Lunedì ha partecipato alle operazioni di ricerca, scoprendo il campo devastato e i corpi dei due amici sepolti dalla neve.

Le vittime italiane

Le autorità nepalesi e la Farnesina hanno confermato l’identità delle vittime italiane:

  • Alessandro Caputo, 28 anni, Milano

  • Stefano Farronato, 50 anni, Bassano del Grappa

  • Paolo Cocco, fotografo, Fara San Martino (Chieti)

  • Marco Di Marcello, 37 anni, biologo e guida alpina abruzzese

  • Markus Kirchler, altoatesino

Tra gli stranieri deceduti figurano anche Jakob Schreiber (Germania), Christian Andre Manfredi (Francia) e due guide nepalesi, Padam Tamang e Mere Karki.

La valanga sullo Yalung Ri

La seconda tragedia è avvenuta lunedì mattina sullo Yalung Ri, dove una valanga ha travolto il campo base di una spedizione composta da dodici persone.
Le fonti locali, come Phurba Tenjing Sherpa dell’agenzia Dreamers Destination, hanno riferito di sette morti, tra cui tre italiani.

Le condizioni meteorologiche estreme, con nevicate intense e vento forte, hanno reso le operazioni di soccorso difficili e pericolose.
Secondo le testimonianze, la valanga sarebbe stata innescata dall’instabilità del manto nevoso, aggravata dal ciclone Montha, che nei giorni precedenti aveva portato pioggia e neve diffusa in tutta la regione himalayana.

Le operazioni di soccorso e la speranza per Di Marcello

Nonostante il bilancio pesantissimo, resta una flebile speranza: il segnale GPS di Marco Di Marcello, guida alpina abruzzese, continua a muoversi regolarmente ogni quattro ore.
L’ultima rilevazione, delle 16:44, mostra la sua posizione circa 200 metri più in alto rispetto all’ultimo punto noto, alimentando la speranza che sia ancora vivo.

Il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, inizialmente aveva espresso cordoglio per la sua presunta morte, ma ha poi rettificato: “Il rilevatore mostra segni di movimento. Speriamo che questo segnale si traduca in una buona notizia”.

Le squadre di soccorso nepalesi sono al lavoro con il supporto delle agenzie Dreamers Destination, Wilderness Outdoors e Yatri Treks, mentre la Farnesina e il consolato italiano a Calcutta seguono da vicino le operazioni, ostacolate da maltempo e comunicazioni difficili.

Il cordoglio

Dall’Italia giungono messaggi di commozione e solidarietà.
Il Ministero degli Esteri ha espresso vicinanza alle famiglie, sottolineando “la complessità della situazione” e il continuo monitoraggio delle spedizioni ancora in quota.

Sui social, molti amici e colleghi di Caputo e Farronato hanno ricordato la loro passione per la montagna.
Farronato, poco prima della partenza, scriveva su Instagram:

“Siamo atterrati! Il primo respiro d’aria nepalese è un mix di incenso, spezie e pura adrenalina… il viaggio è appena cominciato e promette emozioni forti.”

Le parole di Reinhold Messner

L’alpinista Reinhold Messner, intervistato da Rai News 24, ha commentato con lucidità la tragedia:

“La montagna non è maligna, non vuole farci del male. Ma il pericolo, anche quello di morte, non è mai del tutto evitabile. Chi scala l’Himalaya accetta consapevolmente il rischio, perché è proprio il limite a dare significato all’impresa.”

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