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LO STUDIO
14 Novembre 2025 - 17:19
Un gruppo di ricerca del Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi (NICO) dell’Università di Torino ha individuato il meccanismo cellulare che riduce l’attività dei neuroni della corteccia prefrontale mediale, una delle aree cerebrali più coinvolte nei disturbi depressivi. La ricerca del NICO sposta l’attenzione altrove: sulla diminuzione dell’attività dei neuroni prefrontali, essenziali per regolare emozioni, motivazione e risposta allo stress. Analizzando cavie sottoposte a stress cronico, i ricercatori hanno osservato che i neuroni piramidali degli strati 2/3 diventano meno eccitabili e incapaci di mantenere una scarica elettrica stabile. Un deficit che compromette l’elaborazione degli stimoli da altre aree cerebrali, favorendo comportamenti assimilabili a quelli depressivi. Nelle cavie resilienti, invece, queste alterazioni non compaiono, indicando un legame diretto tra vulnerabilità allo stress e disfunzione neuronale. La depressione colpisce circa il 5% della popolazione adulta mondiale e resta una delle principali sfide sanitarie, anche perché molti pazienti non rispondono alle terapie tradizionali, basate soprattutto sull’ipotesi di un deficit serotoninergico.
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