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Economia
07 Dicembre 2025 - 16:05
Il riconoscimento Unesco continua a essere un forte motore di sviluppo: i luoghi e le tradizioni inseriti nelle liste del patrimonio mondiale e immateriale mostrano aumenti significativi in termini di turismo, occupazione e attività economiche collegate.
Il prossimo 10 dicembre arriverà la decisione sulla candidatura della cucina italiana, che sarà valutata durante la sessione iniziata l’8 dicembre a Nuova Delhi. Dopo il via libera tecnico, l’Italia concorre con un dossier innovativo che valorizza l’intero patrimonio gastronomico nazionale, e non una singola ricetta o pratica.
Una ricerca condotta dalla Cattedra Unesco dell’Università Unitelma Sapienza, coordinata da Pier Luigi Petrillo, ha confrontato i dati di arrivi e presenze tra il 2023 e il 2024. Le differenze tra siti riconosciuti e non riconosciuti sono marcate:
Arrivi: -3,26% nei siti non Unesco, contro un +7,39% in quelli certificati.
Presenze: +2,5% nei siti senza marchio, a fronte di un +14,87% in quelli Unesco.
Secondo Petrillo, il marchio Unesco accresce la capacità attrattiva dei territori non solo dal punto di vista turistico, ma anche per le produzioni locali e il mercato del lavoro.
Già nel biennio successivo alla pandemia si registravano differenze importanti: nel 2021 gli arrivi nei siti Unesco sono cresciuti del 53,6%, e nel 2022 del 67,8%, superando di oltre 17 punti percentuali i luoghi di analogo valore culturale ma senza riconoscimento.
Lo studio porta alcuni casi emblematici:
Pantelleria: +9,7% di turismo annuo, +75% di flussi fuori stagione e un aumento del 500% della forza lavoro negli agriturismi nell’arco di dieci anni.
Pizzaiuoli Napoletani: +283% nei corsi professionali e +420% nelle scuole accreditate all’estero.
Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene: +45,4% nelle strutture turistiche (contro una media del 3% in aree simili) e +35,4% nei posti letto disponibili.
I dati confermano che il riconoscimento Unesco rafforza l’identità culturale, incrementa gli investimenti e favorisce la crescita occupazionale. Un quadro che rende ancora più attesa la decisione sulla cucina italiana, possibile nuovo simbolo internazionale del Paese.
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