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Torino, 1500 ristoranti candidano la cucina italiana come Patrimonio Immateriale dell’Umanità UNESCO

La campagna “Io amo la cucina italiana” è promossa da Epat Ascom: «La cucina è il linguaggio più diretto e universale per raccontare una cultura»

Torino, 1500 ristoranti candidano la cucina italiana come Patrimonio Immateriale dell’Umanità UNESCO

la presentazione di “Io amo la cucina italiana”

Torino diventa portavoce della candidatura della cucina italiana a Patrimonio Immateriale dell’Umanità UNESCO con la campagna “Io amo la cucina italiana”, promossa da Epat Ascom e sostenuta da 1.500 ristoranti del territorio. L’iniziativa, in vista della decisione di dicembre a Nuova Delhi, vuole ribadire il valore della ristorazione come patrimonio culturale, sociale ed economico.

«La cucina è il linguaggio più diretto e universale per raccontare una cultura – sottolinea Maria Luisa Coppa, presidente Ascom Torino e provincia –. Dietro ogni ricetta si nasconde una storia che vive nei gesti quotidiani, nella memoria collettiva, nell’identità più profonda di un popolo».

Per Vincenzo Nasi, presidente Epat Ascom, «la candidatura UNESCO è il riconoscimento del valore del patrimonio enogastronomico del nostro Paese e del carattere della cucina italiana che racconta storie, territori, stagioni e identità».

«Il Piemonte è da sempre terra di cultura culinaria, dove i sapori si trasformano in emozioni – dichiara Claudia Porchietto, Sottosegretario alla Presidenza della Regione Piemonte –. Sostenere questa candidatura significa valorizzare un patrimonio che ci unisce e che parla all’identità del nostro Paese».

Gli chef Marco Sacco e Matteo Baronetto hanno ricordato il valore culturale e artigianale della cucina italiana. «La cucina dei nostri ristoranti nasce dalle mani delle nonne, dei contadini, delle massaie – afferma Sacco –. È il risultato di un lungo percorso generazionale e questo riconoscimento ce lo meritiamo davvero».

Grazie alla collaborazione con gli studenti dell’ITS Academy Turismo Piemonte, la campagna coinvolgerà i locali con materiali informativi e una campagna social, trasformando un piatto in un simbolo di identità e orgoglio nazionale.

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