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Salute e prevenzione
14 Dicembre 2025 - 13:00
Con l’arrivo della stagione influenzale in Italia, l’attenzione degli esperti si concentra sul ceppo A/H3N2, in particolare su una sua variante chiamata K. Pur essendo definita “super ceppo” per la rapidità di diffusione registrata in alcuni Paesi, non si tratta di un virus nuovo, bensì di una mutazione naturale, come quelle che si verificano ogni anno nei virus influenzali.
Negli ultimi anni, infatti, a prevalere è stato A/H1N1, mentre A/H3N2 ha circolato meno: questo significa che gran parte della popolazione ha una protezione ridotta verso questa tipologia, rendendo più probabile l’infezione. Il vaccino stagionale resta efficace nel prevenire le forme più gravi, anche se la protezione complessiva può risultare leggermente inferiore.
In Australia, la presenza della variante K ha prolungato la stagione influenzale di circa un mese, come evidenziato in uno studio pubblicato su Eurosurveillance dall’European Centre for Disease Prevention and Control. Oltre all’aumento dei casi, è stata registrata una diminuzione dell’età media degli ammalati di circa 5 anni. Non sono stati osservati segnali di maggiore gravità o di ridotta efficacia dei farmaci antivirali.
Gli esperti avvertono che, data la rapidità di diffusione in Australia e Nuova Zelanda, è probabile che la variante K si espanda anche nell’emisfero Nord, esercitando pressione sui sistemi sanitari durante l’inverno.
Il Regno Unito registra un aumento precoce dei ricoveri per influenza legato alla variante K. Secondo il National Health Service, i ricoveri sono più che raddoppiati nell’arco di una settimana: la media settimanale è passata da 1.717 a 2.660 pazienti al giorno.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) descrive la sottoclade K come in “rapido aumento” dall’agosto 2025. La variante presenta differenze genetiche rispetto agli altri A/H3N2 e contribuisce all’incremento globale dell’attività influenzale stagionale. In alcune regioni, l’epidemia si manifesta prima del previsto e con intensità superiore alla media, pur restando entro i limiti stagionali in generale.
Non ci sono indicazioni che la variante K causi malattie più gravi, anche se i virus H3N2 sono generalmente associati a sintomi più marcati rispetto a H1N1. Tra i più comuni: febbre alta, stanchezza, dolori muscolari intensi, mal di gola, brividi, naso congestionato o che cola, e talvolta vomito e diarrea nei bambini. Complicazioni possibili includono otiti, bronchite, sinusite e polmonite. Le categorie più vulnerabili sono bambini sotto i 5 anni, adulti sopra i 65, donne in gravidanza e persone con patologie croniche.
Le prime stime internazionali indicano che il vaccino stagionale mantiene la capacità di protezione contro ricoveri ospedalieri sia nei bambini sia negli adulti, sebbene la sua efficacia contro l’infezione clinica possa variare. L’OMS sottolinea che, nonostante alcune differenze tra i ceppi circolanti e quelli contenuti nel vaccino, quest’ultimo resta fondamentale per prevenire forme gravi e ridurre il rischio di complicazioni.
Come spiega Gianni Rezza, infettivologo e docente all’Università Vita-Salute San Raffaele, il nuovo ceppo K può ridurre leggermente l’efficacia del vaccino contro l’infezione, ma continua a proteggere dalle forme più severe. L’efficacia del vaccino verso altri virus stagionali rimane invariata.
Poiché A/H3N2 ha circolato poco negli ultimi anni, una buona parte della popolazione, in particolare i bambini, è più vulnerabile. Questo potrebbe tradursi in un aumento dei contagi e della pressione sugli ospedali, anche se finora la stagione influenzale in Italia appare normale. La variante K non è un virus nuovo, ma una mutazione stagionale, e non implica sintomi più aggressivi rispetto alle precedenti influenze.
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