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Salute e prevenzione

Influenza K: quali sono davvero i sintomi da riconoscere

Febbre alta, dolori intensi e spossatezza: ecco come si manifesta la variante K e perché non va confusa con un semplice raffreddore

Influenza K: quali sono davvero i sintomi da riconoscere

Con l’arrivo dell’inverno, l’influenza torna a circolare anche in Italia e gli esperti stanno osservando con attenzione una variante del virus A/H3N2, nota come sottoclade K. In diversi Paesi questo ceppo ha causato un numero di casi superiore alle attese, tanto da essere definito impropriamente “super influenza”. In realtà non si tratta di un virus nuovo, ma di una mutazione stagionale, fenomeno comune per i virus influenzali.

A rendere questa variante più rilevante è il fatto che negli ultimi anni ha dominato il ceppo A/H1N1, mentre A/H3N2 è circolato meno. Di conseguenza, una parte della popolazione potrebbe avere oggi difese immunitarie più basse, con un possibile aumento dei contagi. Il vaccino, pur potendo offrire una protezione leggermente ridotta contro l’infezione, resta comunque fondamentale per limitare le forme più serie della malattia.

Australia e Oceania: stagione più lunga del previsto

Nell’emisfero sud, in particolare in Australia, l’ondata influenzale è durata più a lungo del normale. Secondo uno studio pubblicato su Eurosurveillance, la variante K ha contribuito a prolungare la circolazione del virus di circa un mese. È stato inoltre osservato un abbassamento dell’età media dei pazienti, mentre non sono emersi segnali di maggiore pericolosità clinica né problemi legati all’efficacia degli antivirali.

I ricercatori avvertono che, vista la rapidità di diffusione già registrata in Paesi come Australia e Nuova Zelanda, è probabile che il ceppo continui a espandersi anche durante l’inverno nell’emisfero nord, con possibili ripercussioni sui sistemi sanitari.

Regno Unito: ricoveri in aumento già a inizio stagione

Nel Regno Unito la diffusione della variante K è associata a un incremento precoce dei ricoveri ospedalieri. I dati del servizio sanitario inglese mostrano un raddoppio dei ricoveri settimanali per influenza in un arco di tempo molto breve, con numeri superiori a quelli abitualmente osservati in questo periodo dell’anno.

Cosa dice l’OMS sulla variante K

L’Organizzazione mondiale della sanità segnala che il sottoclade K del virus A/H3N2 è in rapida crescita globale dalla seconda metà del 2025. Pur evidenziando alcune differenze genetiche rispetto ai ceppi precedenti, l’OMS sottolinea che l’attività influenzale complessiva resta, nella maggior parte delle aree, entro i livelli stagionali attesi. Tuttavia, in alcune regioni si stanno registrando anticipi e intensità superiori alla media.

Sintomi: decorso più intenso, ma non più grave

Al momento non ci sono indicazioni che la variante K provochi forme più severe rispetto alle altre influenze stagionali. Va però ricordato che i virus A/H3N2 sono spesso associati a sintomi più marcati rispetto ad altri ceppi. Tra i disturbi più frequenti rientrano febbre elevata, affaticamento, dolori muscolari, mal di gola, brividi, congestione nasale e, soprattutto nei bambini, anche disturbi gastrointestinali.

Come per le altre influenze, le complicanze possono includere otiti, sinusiti, bronchiti e polmoniti, soprattutto nei soggetti fragili: anziani, bambini piccoli, donne in gravidanza e persone con malattie croniche.

Vaccino: perché resta uno strumento chiave

Le valutazioni preliminari indicano che il vaccino antinfluenzale continua a offrire una buona protezione contro i ricoveri e le forme gravi, anche se la sua capacità di prevenire del tutto la malattia potrebbe essere inferiore rispetto ad altre stagioni. Nonostante le differenze genetiche tra i virus in circolazione e quelli contenuti nel vaccino, la vaccinazione rimane una delle misure più efficaci di sanità pubblica.

Perché l’efficacia può essere leggermente ridotta

Il vaccino stagionale copre più ceppi, tra cui A/H1N1, A/H3N2 e il virus di tipo B. Secondo alcuni esperti, l’emergere della variante K potrebbe ridurre la protezione contro l’infezione lieve, ma non compromette la difesa dalle forme più gravi, né l’efficacia verso gli altri virus influenzali.

Più persone vulnerabili, ma niente allarmismi

Il fatto che A/H3N2 abbia circolato poco negli anni recenti rende oggi una quota consistente della popolazione, in particolare i bambini, più esposta al contagio. Questo potrebbe tradursi in un aumento dei casi e in una maggiore pressione sugli ospedali. Gli specialisti invitano però alla cautela: la situazione osservata finora rientra in una stagione influenzale considerata normale e la variante K non rappresenta un salto di pericolosità, ma una mutazione prevedibile dei virus stagionali.

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