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Omicidio Poggi

Perché Andrea Sempio non è ancora in carcere: il DNA non basta

Le incertezze scientifiche e le tracce ambigue della scena del delitto rendono impossibile per ora un processo: la difesa resta tranquilla

Perché Andrea Sempio non è ancora in carcere: il DNA non basta

Nonostante le indagini in corso, al momento le prove contro Andrea Sempio, indagato per l’omicidio di Chiara Poggi in concorso con ignoti o con Alberto Stasi, sembrano insufficienti per portarlo a processo. Tuttavia, la Procura di Pavia potrebbe riservare sorprese nei prossimi giorni, quando deciderà se chiedere il rinvio a giudizio.

Dall’inizio delle indagini, la questione principale resta capire quali elementi gli inquirenti stiano realmente approfondendo. La difesa di Sempio punta in particolare sulla perizia del genetista super partes Denise Albani, riguardante il cromosoma Y trovato sulle unghie della vittima. Sebbene confermi la presenza del DNA dell’indagato, la perizia evidenzia numerose incertezze, dando ragione alla consulenza del 2014 che definiva il materiale genetico “troppo ambiguo” per trarre conclusioni definitive.

Il fascicolo sulle indagini, chiuso nel 2017, era stato archiviato, ma parallelamente la Procura di Brescia ha aperto un’inchiesta per presunta corruzione in atti giudiziari: l’accusa riguarda l’allora pm Mario Venditti, sospettato di aver ricevuto denaro dalla famiglia Sempio per favorire l’archiviazione.

Attualmente la difesa sembra mantenere un atteggiamento sereno. Come sottolinea l’avvocato Liborio Cataliotti, l’unica incognita restano eventuali nuovi elementi o testimonianze che potrebbero emergere.

Cosa non convince dell’accusa

La perizia sulle unghie della vittima mostra come gli esiti del 2014 siano stati fondamentali, ma anche problematici: la quantità di DNA non quantificata e le diverse modalità di analisi hanno impedito risultati replicabili e certi. In sostanza, il DNA di Sempio c’è, ma da solo non costituisce prova sufficiente. La valutazione finale spetta ora agli inquirenti, agli investigatori e agli avvocati delle parti coinvolte.

Se si arrivasse a un processo, la difesa intende presentare una relazione sui cosiddetti “14 punti di contatto” tra Sempio e Chiara Poggi all’interno della villetta di Garlasco, evidenziando come la condivisione di oggetti e spazi possa aver causato contaminazioni di DNA, escludendo così un contatto diretto.

Altro elemento al centro dell’attenzione è la “traccia 33”, un’impronta sulla parete della scala interna della casa, recentemente attribuita a Sempio. Le analisi finora condotte mostrano assenza di sangue, rendendo difficile stabilire se sia stata lasciata prima o durante l’omicidio. La difesa e l’accusa non sembrano voler accelerare i controlli, rendendo questa impronta un nodo cruciale per eventuali sviluppi giudiziari.

Dal punto di vista scientifico, resta da attendere i risultati della Bloodstain Pattern Analysis (BPA) del Ris di Cagliari, che potrebbero ricostruire con precisione la dinamica del delitto, e le analisi antropometriche della dottoressa Cristina Cattaneo su Sempio. Solo al termine delle indagini, quando il fascicolo sarà completo, si potranno valutare questi risultati per stabilire eventuali responsabilità.

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