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Pandoro gate
20 Dicembre 2025 - 08:25
Si è svolta a Milano l’udienza dedicata alle arringhe difensive nel procedimento penale che coinvolge Chiara Ferragni, chiamata a rispondere di truffa aggravata insieme ad altri due imputati. Il processo, celebrato con rito abbreviato e a porte chiuse, riguarda le campagne promozionali legate al Pandoro Balocco “Pink Christmas” e alle uova di Pasqua Dolci Preziosi, finite al centro di polemiche per presunta pubblicità ingannevole.
L’imprenditrice digitale è arrivata in tribunale nelle prime ore del mattino e ha assistito agli interventi dei suoi avvocati, Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana, che hanno chiesto l’assoluzione sostenendo l’assenza di qualunque intento fraudolento. “Sono serena e confido nell’esito del processo”, ha dichiarato Ferragni all’uscita dall’aula, circondata da giornalisti e telecamere.
Secondo i difensori, nel caso in esame non sarebbero ravvisabili né artifici né raggiri, elementi essenziali per configurare il reato contestato. L’eventuale irregolarità, hanno spiegato, sarebbe riconducibile a una comunicazione commerciale non del tutto chiara, già sanzionata in sede amministrativa e risarcita dall’imputata.
Proprio su questo punto, la difesa ha richiamato il principio del ne bis in idem, sottolineando come non sia possibile punire due volte la stessa condotta. È stata inoltre contestata l’aggravante della “minorata difesa” dei consumatori online, che, se esclusa, renderebbe necessario il deposito di specifiche querele da parte dei presunti danneggiati.
Di parere opposto la Procura, che ha ribadito la richiesta di condanna a un anno e otto mesi di reclusione, senza attenuanti. Per i pubblici ministeri, Ferragni avrebbe avuto un ruolo centrale nella gestione delle operazioni commerciali e nella definizione dei messaggi promozionali, facendo leva sulla fiducia dei suoi milioni di follower.
Secondo l’accusa, le campagne avrebbero generato profitti indebiti per circa 2,2 milioni di euro, poiché il prezzo dei prodotti non avrebbe incluso la beneficenza suggerita nella comunicazione al pubblico. Tuttavia, l’imprenditrice ha già chiuso il fronte amministrativo, versando complessivamente 3,4 milioni di euro tra risarcimenti e donazioni.
Nel corso di una precedente udienza, Ferragni aveva ribadito di aver agito “in totale buona fede”, escludendo qualsiasi arricchimento personale. Eventuali imprecisioni, secondo la sua versione, sarebbero da attribuire a errori di comunicazione e non a una strategia deliberata.
La sentenza è attesa per il 14 gennaio. Fino ad allora, il caso continua a dividere opinione pubblica e addetti ai lavori, ponendo nuovamente l’attenzione sul rapporto tra influencer, marketing e tutela dei consumatori.
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