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Il blocco dei Tir sta svuotando il Caat: «Da lunedì arriva la stangata dei prezzi»

caat svuotato gn

Dalla Puglia all’Emilia Romagna, dalla Calabria alla Campania, la protesta dei tir in autostrada contro il caro carburante ha bloccato il trasporto della merce e ora anche la frutta e la verdura rischiano di subire ulteriori rincari a fronte di una carenza di prodotto. Basta farsi un giro al Centro agroalimentare torinese (Caat) da cui si riforniscono tutti i supermercati, i mercati e i negozi di Torino, per rendersi conto della penuria di ortaggi che consumiamo abitualmente. «In totale riceviamo circa il 30% di merce in meno e la percentuale potrebbe aumentare ancora, in tal caso anche i prezzi potrebbero lievitare ulteriormente» spiega il direttore del Caat, Gianluca Cornelio Meglio, preoccupato per le tensioni internazionali che stanno mettendo in difficoltà tutta la filiera dell’agroalimentare. «Circa il 60% dei nostri prodotti arriva dal Meridione e se questo stato di agitazione proseguirà i prezzi di vendita potrebbero salire già dal prossimo lunedì» spiega Meglio. Per far fronte alla mancanza di prodotto il Caat è costretto a rivolgersi esclusivamente ai produttori esteri. «Dobbiamo scegliere per forza altri canali di rifornimento, abbiamo raddoppiato la richiesta dalla Spagna e dal Marocco - spiega Meglio -, mentre in Meridione hanno i magazzini pieni di frutta e ortaggi che d buttare via. Questa situazione non sarà sostenibile a lungo».

In attesa di ulteriori rincari, il prezzo della verdura è già schizzato alle stelle. «Paghiamo molto più cari i pomodori, le melanzane e i finocchi, con aumenti fino al 200% - fa presente il direttore del Caat -, e a pesare è anche l’aumento dell’energia utilizzata per alimentare le serre che ha costretto i produttori ad aumentare i prezzi».

Nel frattempo i tir continuano a procede “a lumaca” in tante regioni e non sembrano avere nessuna intenzione di voler fermare la protesta che prosegue da quattro giorni. «Al momento - spiega il direttore del Caat - i trasportatori locali non hanno intenzione di aderire alla manifestazione, ma c’è tanta instabilità e non possiamo prevedere gli sviluppi futuri».

Come se non bastasse, con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, il petrolio è schizzato alle stelle, così come il grano, di cui l’Ucraina è grande esportatore. E con il caro carburante stanno entrando in crisi anche le aziende alimentari. La Molisana ad esempio ha appena bloccato la produzione: «Altre aziende ci seguiranno» assicurano dallo storico gruppo della pasta.

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