Ci sono 200mila cartelle esattoriali in arrivo, soltanto in Piemonte. E la gran parte di queste, già entro la fine dell’anno, avrà rovinato il sonno a chi, pur avendo dichiarato redditi e proprietà, non è riuscito a mettere i conti in pari con il fisco. In particolare, chi ha accumulato oneri e interessi negli anni della pandemia da Covid. Finanziandosi, di fatto, con tasse e imposte non pagate per tempo e lasciate attendere in vista di tempi migliori. L’Agenzia delle Entrate, nel frattempo, avrebbe già preparato 13 milioni di lettere raccomandate da spedire in tutta Italia entro il 2023. Lo scorso luglio ne erano state inviate alla notifica almeno 7 milioni. A fare i conti e le stime a riguardo, «con buona fiducia di non sbagliare di molto», sono stati gli avvocati e i consulenti fiscali della Federcontribuenti che, ormai da mesi, invoca un provvedimento da parte di Palazzo Chigi. «Durante il periodo di sospensione Covid e fino al 31 dicembre scorso, si sono accumulate 26 milioni di cartelle esattoriali, di cui 13 milioni già preparate e 7 milioni inviate alla notifica entro il 31 luglio scorso» spiega l’associazione, ricordando che almeno altri 3 milioni di cartelle passeranno dalle mani dell’Agenzia delle Entrate a quelle del settore Riscossioni entro la fine dell’anno. «La stima è coerente anche sul Piemonte, più o meno i numeri sono quelli e non c’è da stare tranquilli perché stanno arrivando richieste di pagamenti per arretrati anche degli anni Novanta» spiega il direttore generale di Federcontribuenti, Vincenzo Tagliareni al quale è capitato di dover contestare una cartella per cui l’Agenzia ha esibito una notifica datata, persino, 25 dicembre 2014. Una delle cosiddette “cartelle pazze”, che presentano errori o sono state emesse per sbaglio. «Sono il 56% delle emissioni se facciamo riferimento alle statistiche degli ultimi cinque anni» aggiunge il presidente Marco Paccagnella. Il 30%, nello specifico, farebbe riferimento ad atti decaduti o prescritti o all’emissione di cartelle per tributi già pagati, nel 12% dei casi di Imposte annullate da decisioni dei giudici tributari e nell’8% dei casi di tasse automobilistiche annullate dai Giudici di Pace. Nel 4% dei casi le cartelle fanno invece riferimento al pagamento della tassa dei rifiuti su immobili locati, richiesta al proprietario invece che al conduttore mentre il 2% delle cartelle cosiddette “pazze” è legata alla tassazione separata calcolata in modo non corretto. «L’unica vera soluzione alle cartelle non pazze – conclude il presidente di Federcontribuenti - sarebbe l’utilizzo delle cosiddette composizioni del sovraindebitamento effettuate per tempo e non quando ormai le case sono all’asta e ci sono i pignoramenti sugli stipendi. Quando si può agire per tempo, infatti, si ottengono risultati ottimi». Tutto quello che, invece, lo Stato non riesce ad incassare finisce nel cosidettto “magazzino fiscale” che, ormai, cuba circa 1,08 miliardi di crediti inesigibili da aziende fallite o privati finiti sul lastrico. Secondo Federcontribuenti anche le difficoltà delle famiglie sono facilmente spiegate dalla pressione fiscale. «Le tasse sono un dovere costituzionale quando, la loro somma, non supera il 40% del reddito netto. Oggi la somma di tutte le tasse e imposte supera di gran lunga la capacità reddituale dei contribuenti, oltre la soglia del 60%. Ogni italiano versa al fisco circa 8.300 euro di tasse all’anno, quando lo stipendio medio al netto in Italia è di circa 1.400 euro».
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