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Lo stop
23 Gennaio 2025 - 05:00
L'aumento degli stipendi per oltre 2,3 milioni di dipendenti pubblici è in bilico. La promessa di un adeguamento salariale per il triennio 2025-2027 si è scontrata con un muro: quello delle trattative sindacali interrotte. A fermare il processo è stata la spaccatura tra governo e rappresentanti dei lavoratori, con i sindacati Cgil, Uil e Nursing Up che hanno bocciato le proposte giudicate insufficienti a fronte dell’inflazione che ha eroso il potere d’acquisto. Risultato? Oltre cinque miliardi di euro congelati nelle casse dello Stato e un clima di tensione che rischia di esplodere.
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I sindacati accusano: gli aumenti proposti, pari a un misero 6% lordo, non sono nemmeno lontanamente sufficienti a compensare un’inflazione che ha sfiorato il 17% negli anni passati. Il costo della vita è aumentato, ma i salari dei dipendenti pubblici sono rimasti al palo, creando un gap insostenibile per molte famiglie. Da qui la decisione delle sigle sindacali di rigettare l’offerta governativa, giudicata lontana dalle necessità reali dei lavoratori.
Il ministro della Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, ha cercato di mantenere aperto il dialogo, ma ha lasciato intendere che il governo potrebbe optare per un’erogazione unilaterale degli aumenti, bypassando il consenso dei sindacati. Una mossa rischiosa, che potrebbe acuire il malcontento invece di risolvere il problema. "Sarebbe una sconfitta per tutti," ha dichiarato Zangrillo, evidenziando come il confronto abbia subito un'eccessiva politicizzazione, distraendo dal vero obiettivo: garantire condizioni di lavoro dignitose.
Un piccolo spiraglio di luce arriva però dal contratto delle Funzioni centrali, che riguarda 194mila dipendenti di ministeri, agenzie fiscali e INPS. Dopo lunghi negoziati, l’accordo è stato firmato e attende solo il via libera definitivo della Corte dei Conti. Gli aumenti salariali, comprensivi di arretrati, dovrebbero arrivare entro febbraio. Una notizia positiva, certo, ma che rappresenta solo una goccia nel mare rispetto alla totalità dei lavoratori della Pubblica Amministrazione ancora in attesa.
Nel frattempo, il dibattito si accende. Da una parte, il governo cerca di mostrarsi determinato a trovare una soluzione; dall’altra, i sindacati non mollano la presa, pretendendo un piano che tenga conto non solo dell’inflazione, ma anche del riconoscimento del valore del lavoro pubblico. Il rischio? Un ulteriore stallo che, mentre le trattative si trascinano, lascia milioni di famiglie in bilico tra speranze disattese e un futuro economico sempre più incerto.
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