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Vino, rivolta dei produttori contro le etichette "allarmistiche"

Avvertimenti come sulle scatole delle sigarette: «Per il settore sarebbe un disastro»

L'Ue impone etichette "allarmistiche" sul vino. Produttori torinesi in rivolta: «Follia. Siamo pronti a manifestare»

L'Ue impone etichette "allarmistiche" sul vino. Produttori torinesi in rivolta: «Follia. Siamo pronti a manifestare»

«Un disastro». Non usano mezzi termini i produttori torinesi commentando la novità del regolamento Ue che ha introdotto nuove regole riguardo l’etichettatura delle bottiglie di vini, che ora dovranno includere, tra le altre cose, una dichiarazione nutrizionale, l'elenco degli ingredienti, il valore energetico, eventuali sostanze che possano causare allergie: il tutto, dato il poco spazio a disposizione, può essere messo a disposizione tramite QR Code che rimandi a una pagina web apposita. Ma, ed è questo che spaventa i produttori, il rischio è che presto a questi dati si possano aggiungere avvertenze come «il consumo di alcol provoca malattie del fegato» e «alcol e tumori mortali sono direttamente collegati», un po' come già avviene per le sigarette. Questo grazie al via libera dell'Ue a una norma richiesta dall'Irlanda che crea le premesse perché altri Paesi possano adottare un'etichetta del genere, come raccomandato anche dall'Oms.

Di «etichette allarmistiche» e che «sembrano pensate apposta per scoraggiare il consumo» parla Coldiretti Torino che si dichiara pronta a scendere in piazza «contro questa follia». «L’imposizione di scritte allarmistiche sulle etichette dei vini, compresi quelli del Torinese - commenta il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici - Non avrebbe nessun effetto educativo verso i consumatori, in particolare verso i giovani. Il vino è un alimento che è soprattutto cultura dei vitigni, dei territori con le loro distinte peculiarità, delle tradizioni e delle innovazioni nelle tecniche enologiche. Il vino si degusta, si sorseggia stando insieme con dei buoni cibi. L’educazione al bere consapevole e la cultura del vino si praticano con il coinvolgimento dei consumatori e soprattutto dei giovani. Respingiamo le pulsioni proibizionistiche e l’onda salutista che vorrebbe spazzare via millenni di cultura dei nostri territori e che ha plasmato le civiltà del Mediterraneo e della stessa Europa».

Le etichette potrebbero danneggiare un settore che in provincia di Torino conta 1.186 aziende che coltivano viti su una superficie di 934 ettari di cui oltre 550 dedicati alle 6 Doc e Docg torinesi: Erbaluce Docg, Carema Doc, Freisa di Chieri Doc, Colline Torinesi Doc, Pinerolese Doc (che comprende il Ramìe), Valsusa Doc con i vitigni rari tra cui l’Avanà.

«Respingiamo con forza la proposta dell’esecutivo comunitario di apporre delle scritte sulle bottiglie per scoraggiare i consumi, oltre ad aumentare la tassazione. Non è pensabile di avere una Ue che rimanda da anni un provvedimento fondamentale per la trasparenza e la salute come l’obbligo dell’etichetta d’origine su tutti gli alimenti e sposa invece misure che sono prive di fondamento scientifico, dalle etichette allarmistiche al Nutriscore che spinge gli alimenti ultra formulati, questi sì dannosi per la salute».

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