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ECONOMIA

Cosa sta succedendo al vino piemontese? I punti chiave di "Vino e Mercati 2025"

Produzione in crescita, prezzi sotto pressione e il dibattito sui vini a bassa gradazione. Ecco cosa è emerso dall’incontro di Confindustria Cuneo

Cosa sta succedendo al vino piemontese? I punti chiave di "Vino e Mercati 2025"

Immagine di repertorio

Numeri alla mano, il vino piemontese sta vivendo una fase di espansione. La produzione aumenta, il territorio conferma la sua vocazione, ma dietro ai dati si nasconde una realtà più complessa. Il mercato cambia rapidamente e impone scelte strategiche per rimanere competitivi. Durante il convegno "Vino e Mercati 2025", organizzato da Confindustria Cuneo, il "Wine Permanent Observer" ha fotografato lo stato di salute del settore, tra opportunità e nodi da sciogliere.

La vendemmia 2024 ha segnato un aumento della produzione, con 2,25 milioni di ettolitri di vino vinificati, in crescita del 5% rispetto all'anno precedente. Le giacenze in cantina registrano una leggera flessione dello 0,4%, mentre nella provincia di Cuneo salgono dell’1%. Nonostante questi dati positivi, il settore si trova a gestire un contesto di mercato sempre più sfidante.

La grande distribuzione, canale di vendita fondamentale, ha iniziato a pagare meno le bottiglie, riducendo la marginalità per i produttori. L’inflazione e il cambiamento delle abitudini di consumo spingono verso una competizione più aggressiva sul prezzo, con il rischio di penalizzare la qualità. Per mantenere la redditività, molte aziende puntano sui mercati internazionali, dove il valore del vino piemontese è riconosciuto e i consumatori sono disposti a investire su prodotti di alta gamma.

Resta aperto il dibattito sui vini a bassa gradazione alcolica e dealcolati. Da una parte i produttori più legati alla tradizione vedono questa tendenza con scetticismo, dall’altra alcuni la considerano una possibile evoluzione del mercato, anche alla luce delle normative più restrittive sul consumo di alcol. Questo segmento rappresenta già il 13% delle vendite, con una domanda in crescita per vini tra 11° e 13° di gradazione.

Per contrastare la flessione dei consumi, il settore deve adottare nuove strategie. Le campagne di sensibilizzazione sul consumo consapevole possono rappresentare una leva utile, ma le normative stradali e i cambiamenti nelle preferenze dei giovani, sempre più orientati verso i soft drink, complicano il quadro. I vini dealcolati potrebbero essere una tendenza da cavalcare, ma senza perdere di vista il valore dell’identità territoriale.

Il futuro del vino piemontese non è scritto, ma le scelte di oggi definiranno il domani. L’equilibrio tra tradizione e innovazione, la capacità di esplorare nuovi mercati senza perdere identità e la forza di comunicare il valore di un territorio unico saranno determinanti. Il Piemonte ha il patrimonio, la qualità e la storia per affrontare le sfide che verranno.

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