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Economia
11 Aprile 2025 - 20:05
Nel 2024 si registra un incremento degli occupati stagionali nel settore agricolo, accompagnato da una crescita complessiva delle giornate lavorative svolte. È quanto emerge da un'analisi condotta da Flai Cgil nazionale e dalla Fondazione Metes, basata sui dati forniti dagli Elenchi anagrafici dei lavoratori agricoli dell'Inps.
Secondo il report, gli operai a tempo determinato impiegati nei campi italiani sono aumentati di 20.307 unità, segnando una crescita del 2,3% rispetto all’anno precedente. Parallelamente, anche il monte delle giornate lavorate ha subito un incremento significativo: oltre 1,5 milioni in più, pari a un +1,8%.
Tuttavia, questo scenario positivo si intreccia con segnali meno incoraggianti. Aumenta infatti la presenza di lavoratori impiegati solo per brevi periodi: cresce dell’1,5% il numero di persone che hanno lavorato meno di 51 giorni in un anno, una soglia critica che impedisce loro di accedere agli ammortizzatori sociali legati alla disoccupazione agricola. Inoltre, si registra una leggera flessione nella media delle giornate lavorate per persona, passata da 99,2 del 2023 a 98,7 nel 2024.
Questi due elementi interrompono il trend positivo degli ultimi anni, durante i quali si era assistito a un aumento progressivo delle giornate medie per lavoratore e a una graduale riduzione della componente più precaria del comparto.
"La ripresa occupazionale nel settore agricolo, così come registrata nei dati Inps, è un segnale che accogliamo con favore", sottolinea la Flai Cgil. "È un risultato che si intreccia con la ripartenza dell’agricoltura italiana rilevata dall’Istat: dopo tre anni negativi, il 2024 segna una ripresa del volume produttivo. Ma non solo. Questo andamento potrebbe essere stato favorito anche da una maggiore attività di controllo sul lavoro irregolare: le ispezioni sono aumentate del 108% rispetto al 2023, una misura da tempo richiesta dalla nostra organizzazione".
Il quadro che ne deriva è dunque complesso: il settore agricolo dà segnali di vitalità, ma la qualità dell’occupazione resta un punto critico su cui è necessario continuare a vigilare.
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