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Guerra dei dazi
21 Aprile 2025 - 15:25
Domenica scorsa un aereo della Boeing, perfettamente funzionante e pronto per il decollo, ha compiuto una rotta insolita: non ha preso servizio, ma è stato rimandato indietro dalla Cina agli Stati Uniti. Era un 737 Max, il modello di punta della casa americana, destinato alla compagnia aerea cinese Xiamen Airlines. Era già verniciato con i suoi colori, e si trovava nel centro di completamento Boeing di Zhoushan, nell’est del paese. Invece di entrare in servizio, ha attraversato l’Oceano Pacifico per tornare a Seattle, dove ha sede lo storico impianto Boeing.
Il motivo? I dazi.
Secondo la società di consulenza IBA, un Boeing 737 Max costa in media circa 55 milioni di dollari. Ma con le nuove tariffe doganali imposte dalla Cina, quel prezzo raddoppia: l’aereo, importato dagli Stati Uniti, subisce un dazio del 125%. In pratica, il costo supera i 100 milioni di dollari. Questi sono la risposta diretta ai dazi del 145% imposti dagli Stati Uniti su diversi beni cinesi, in un’escalation commerciale che sta diventando sempre più seria.
Non è nemmeno un caso isolato. Venerdì, Reuters ha segnalato un altro aereo rimandato indietro con modalità simili. E secondo diverse fonti giornalistiche, il governo cinese avrebbe chiesto alle compagnie aeree nazionali di sospendere gli acquisti da aziende statunitensi, valutando anche eventuali sostegni economici per far fronte al blocco.
Per Boeing la notizia è pesantissima. La Cina è uno dei suoi mercati principali, e l’azienda vende all’estero circa l’80% dei suoi aerei. Solo a fine marzo, secondo la rivista specializzata Airways Magazine, la compagnia americana aveva consegnato 130 aerei alla Cina. Un’inversione di tendenza così drastica rischia di pesare miliardi sul bilancio di uno dei giganti storici dell’industria aerospaziale.
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