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Evasione fiscale

Credit Suisse ancora nei guai: maxi-multa da 511 milioni per evasione fiscale negli USA

Dichiarato colpevole per aver aiutato clienti americani a occultare oltre 4 miliardi di dollari

Credit Suisse ancora nei guai: maxi-multa da 511 milioni per evasione fiscale negli USA

Credit Suisse dovrà pagare 511 milioni di dollari di sanzioni e ha ammesso la propria colpevolezza per aver assistito numerosi clienti statunitensi nell'occultamento di oltre 4 miliardi di dollari al fisco americano. È quanto emerge dall’accordo siglato con il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti (DoJ), che chiude una lunga indagine sulle pratiche di evasione fiscale della banca svizzera.

L’accordo del maggio 2025 rappresenta un ulteriore colpo alla reputazione dell’istituto, già coinvolto in un patteggiamento da 2,6 miliardi di dollari nel 2014, e violato, secondo le autorità statunitensi, con la prosecuzione delle pratiche illecite anche negli anni successivi. L’inchiesta, alimentata anche dalle testimonianze di ex dipendenti e whistleblower, ha rivelato come Credit Suisse abbia gestito almeno 475 conti offshore non dichiarati per clienti americani, falsificando documenti e simulando donazioni fittizie.

A dover versare la sanzione sarà Credit Suisse Services, mentre Ubs, che ha acquisito la banca in crisi nel 2023, ha precisato di non essere coinvolta nei fatti contestati. “Ubs non ha alcuna tolleranza per l’evasione fiscale”, ha dichiarato in una nota, ricordando il proprio accordo con il DoJ firmato nel 2009 da 780 milioni di dollari, quando fu al centro di un caso simile.

Nel dettaglio, la multa si compone di 372 milioni di dollari per aver facilitato la compilazione di false dichiarazioni fiscali e 139 milioni per chiudere un capitolo parallelo dell’indagine, legato alla gestione di conti offshore a Singapore. Proprio Ubs, dopo la fusione, avrebbe scoperto l’esistenza di questi conti non dichiarati — dal valore superiore ai 2 miliardi di dollari — attivi tra il 2014 e il 2023, e li avrebbe poi segnalati alle autorità americane.

L’accordo non protegge le persone fisiche coinvolte: secondo il Dipartimento di Giustizia, Ubs e Credit Suisse Services dovranno continuare a collaborare pienamente con le indagini in corso. Il rischio di conseguenze penali rimane dunque aperto per i dirigenti e i funzionari direttamente responsabili dei conti irregolari.

Il Senato americano aveva già acceso i riflettori su Credit Suisse nel 2023, denunciando come l’istituto avesse omesso di segnalare centinaia di milioni di dollari, inclusi quasi 100 milioni appartenenti a una sola famiglia americana. Un comportamento che, secondo gli inquirenti, è proseguito anche dopo la firma dell’accordo del 2014, smentendo di fatto ogni promessa di trasparenza.

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