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Non solo Nissan, auto giapponesi in panne: il mito che arranca tra crisi e dazi

Le grandi case del Sol Levante fanno i conti con un mondo che è cambiato più in fretta di loro

Non solo Nissan, auto giapponesi in panne: il mito che arranca tra crisi e dazi

Per decenni le auto giapponesi sono state un punto fermo nelle strade di mezzo mondo. Affidabili, ben costruite, economiche nei consumi. Toyota, Honda, Nissan: nomi che evocavano efficienza e innovazione. Oggi, però, qualcosa si è incrinato. Il motore del mito sembra girare a vuoto.

Nissan, ad esempio, ha appena annunciato un taglio choc: 20 mila posti di lavoro in meno, sette stabilimenti chiusi, e nessuna previsione su come andranno i conti nel 2025. Ma Nissan non è sola. Anche Honda soffre. L’anno in corso si prevede durissimo, con i profitti operativi stimati in calo del 59%. In difficoltà su quasi tutti i fronti, l’azienda si è vista costretta a rinviare progetti sull’elettrico e a spostare la produzione di alcuni modelli fuori dal Giappone. A salvarla, finora, sono… le moto: metà degli utili dell’azienda arriva dalle due ruote.

La situazione più solida è quella di Toyota, ma anche lì non mancano i segnali d’allarme: gli utili sono in calo e lo scandalo sulla certificazione di alcuni test di sicurezza ha minato la reputazione del gigante di Nagoya. La risposta? Puntare su una strategia flessibile: più produzione locale (soprattutto negli Stati Uniti) e un portafoglio ampio che non abbandona i motori tradizionali, ma accelera sull’elettrico. Il primo colpo è arrivato dalla Cina, dove i marchi locali hanno invaso il mercato con modelli elettrici più economici e tecnologici. Il secondo dagli Stati Uniti, dove i dazi imposti dall’amministrazione Trump colpiscono duramente le aziende che esportano auto e componenti dal Giappone. Nissan e Honda, che hanno meno fabbriche negli USA rispetto a Toyota, sono le più colpite.

Ma c’è un terzo fattore, forse il più profondo: la transizione all’elettrico, che il Giappone ha sottovalutato. Mentre la Cina investiva massicciamente e conquistava terreno, i big nipponici restavano legati a modelli ibridi e tecnologie consolidate. Il risultato? Un clamoroso sorpasso industriale, che ora li costringe ad accelerare in ritardo. A peggiorare il quadro è arrivato anche un fallimento simbolico: il tentativo di fusione tra Honda e Nissan. Doveva essere una mossa strategica per unire le forze, creare sinergie, resistere alla pressione globale. Invece è naufragata tra divergenze culturali, stili di gestione incompatibili e visioni troppo diverse sul futuro. Un’occasione mancata, che oggi pesa come un rimpianto.

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