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Politica estera
15 Giugno 2025 - 14:45
Porto di Barcellona
I principali porti spagnoli – Barcellona, Valencia e Algeciras – lanciano l’allarme: il sistema ETS (Emission Trading System) dell’Unione Europea, pensato per ridurre l’impatto ambientale dei trasporti marittimi, sta generando un effetto opposto a quello auspicato. In vigore dal 2021, il meccanismo prevede un costo di circa 65 euro per tonnellata di CO2, applicato in modo crescente fino al 100% entro il 2026, e includerà anche metano e protossido di azoto.
Ma l’aumento stimato del 20% nei costi di navigazione ha spinto molte compagnie a evitare i porti UE, dirottando traffico verso terminal extracomunitari come Tangeri-Med, in Marocco. Il porto spagnolo di Algeciras, specializzato nel trasbordo, ha già perso il 2% del traffico a vantaggio dello scalo nordafricano, nonostante il temporaneo incremento registrato da Barcellona (+18%) e Valencia (+14%) a causa della crisi del Canale di Suez, provocata dagli attacchi Houthi nel Mar Rosso.
Il ritorno alla normalità delle rotte via Suez potrebbe aggravare il fenomeno, generando nuove perdite e mettendo a rischio l’economia nazionale. A preoccupare, inoltre, è la futura tassa ambientale dell’Organizzazione Marittima Internazionale, prevista per il 2028, che potrebbe imporre fino a 380 dollari per tonnellata di CO2: una doppia imposizione che penalizzerebbe ulteriormente i porti europei.
In risposta, Puertos del Estado ha avviato uno studio per misurare l’impatto economico della misura europea. I risultati sono attesi dopo l’estate. Gerardo Landaluce, presidente del porto di Algeciras, ha ribadito la necessità di una visione coordinata: pur sostenendo gli obiettivi del Green Deal, ha chiesto un allineamento con l’OMI per evitare squilibri competitivi e perdite economiche.
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