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Protezione della privacy
15 Giugno 2025 - 09:35
Negli ultimi anni, chi viaggia in paesi come Russia o Cina ha imparato a prendere precauzioni digitali molto serie. Prima di partire, alcuni esperti di sicurezza consigliano di lasciare a casa i dispositivi personali e portare con sé solo smartphone e laptop “puliti”, configurati con account temporanei e privi di informazioni sensibili. In certi casi, si arriva perfino a usare dispositivi diversi per ogni paese, così da poterli analizzare al ritorno e verificare eventuali compromissioni.
Ma oggi, queste misure non riguardano più soltanto i regimi autoritari. Secondo molti professionisti del settore, anche gli Stati Uniti stanno diventando un paese dove è meglio viaggiare con prudenza digitale — soprattutto per chi non è cittadino americano.
Negli ultimi anni, soprattutto con il secondo mandato di Donald Trump, è aumentato il numero di persone fermate o respinte al confine. Tra queste ci sono cittadini europei, ma anche residenti permanenti con regolare green card. Alcuni raccontano di essere stati trattenuti per giorni o addirittura settimane.
In un caso emblematico, a uno scienziato francese è stato negato l’ingresso dopo che gli agenti hanno trovato, nel suo smartphone, messaggi critici verso la politica americana sulla ricerca scientifica.
Intanto, molti Paesi europei – come Germania e Regno Unito – hanno aggiornato i loro avvisi di viaggio per chi si reca negli Stati Uniti.
Alla frontiera americana, la Customs and Border Protection (CBP) – l’agenzia che si occupa dei controlli doganali – non applica le stesse garanzie previste dalla Costituzione americana, come ad esempio il diritto alla privacy.
In pratica, gli agenti possono ispezionare telefoni e computer senza un mandato, anche solo per un sospetto generico. Giornalisti, ricercatori e perfino turisti sono stati fermati, con i dispositivi sequestrati o analizzati anche per mesi.
Secondo Nathan Wessler, esperto dell’associazione per i diritti civili ACLU, tutto questo rappresenta un attacco alla libertà di espressione.
Ecco alcune regole pratiche per chi vuole difendere la propria privacy digitale quando entra negli USA:
Se pensi di poter essere fermato, avvisa un avvocato o una persona fidata prima di affrontare il controllo doganale. Potrebbero essere fondamentali se vieni trattenuto.
Proteggi laptop e smartphone con strumenti come BitLocker, FileVault o Veracrypt, e imposta un codice complesso per lo sblocco (meglio un PIN alfanumerico che l’impronta o il riconoscimento facciale).
Spegni sempre i dispositivi prima della dogana: la crittografia funziona meglio quando sono spenti.
Porta con te solo il minimo indispensabile. Meglio ancora, prepara un dispositivo “vuoto” con dati neutri e un account Apple o Google creato appositamente per il viaggio. Così, anche se vieni costretto a sbloccarlo, non darai accesso a informazioni personali.
Esci dai tuoi account Google Drive o iCloud prima del controllo, così i funzionari non potranno accedere ai dati online. Fai un backup prima della partenza, poi cancella foto e documenti dal dispositivo.
Secondo la legge americana, i cittadini USA non possono essere espulsi se non vogliono fornire le password. Ma potrebbero essere trattenuti o vedere i propri dispositivi sequestrati.
Per gli stranieri, la situazione è più complicata. Se ti rifiuti, potresti essere respinto alla frontiera. Sta a te decidere: preferisci entrare negli USA rinunciando alla privacy, o difendere i tuoi dati ma rischiare di non essere ammesso?
La CBP distingue due tipi di controlli:
Base: l’agente guarda manualmente nel tuo telefono o computer.
Avanzata: i dispositivi vengono collegati a un software che può copiarne o analizzarne il contenuto.
Le ispezioni avanzate dovrebbero avvenire solo in presenza di “fondato sospetto”, ma spesso la linea è molto sottile. La CBP richiede che i dispositivi siano consegnati “in condizioni tali da poterli esaminare”, aggirando così il problema delle password.
Il diritto alla privacy digitale alla frontiera non è chiaramente regolato. La Corte Suprema USA ha vietato nel 2014 la perquisizione dei telefoni senza mandato in caso di arresto, ma quella sentenza non si applica ai controlli doganali.
Fino a oggi, non esiste una regola chiara che protegga residenti stranieri o turisti dal controllo dei dispositivi. Come spiega la professoressa Elizabeth Joh dell’Università della California, “le dogane americane sono un limbo legale”.
“L’unico modo sicuro per proteggere i tuoi dati è non portarli con te”, conclude Nathan Wessler.
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