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Economia
27 Giugno 2025 - 13:10
Foto di repertorio
Quando in famiglia c’è un figlio che frequenta l’università, le spese possono diventare impegnative. Tuttavia, in sede di dichiarazione dei redditi, una parte di queste uscite può essere recuperata grazie alle detrazioni previste dal Tuir, il Testo unico delle imposte sui redditi.
La normativa consente infatti di detrarre il 19% delle spese sostenute per la frequenza universitaria, sia in istituti statali che non statali. Rientrano nel beneficio fiscale i corsi di laurea, specializzazione, dottorati di ricerca, master, ITS e studi presso conservatori e istituti musicali pareggiati.
Tra le voci detraibili figurano le tasse di iscrizione, immatricolazione, esami di profitto e laurea, nonché la partecipazione ai test d’ingresso. Il beneficio può essere richiesto non solo dallo studente, ma anche dai genitori, se lo studente è fiscalmente a carico (soglia di reddito annuo sotto i 4.000 euro per i minori di 24 anni, 2.840,52 euro oltre i 24).
Per le università non statali, esistono dei massimali differenziati per area disciplinare e zona geografica. Nell’ambito medico, si arriva fino a 3.900 euro al nord, mentre al sud il tetto scende a 2.900 euro. Per le discipline umanistiche, il massimo detraibile va da 3.200 euro al nord a 2.500 euro al sud. Anche i corsi in ambito scientifico-tecnologico e sanitario seguono limiti analoghi, stabiliti annualmente dal Ministero.
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