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Economia
02 Luglio 2025 - 21:30
La campagna di trebbiatura del grano in Emilia-Romagna si chiude con un bilancio amaro per i coltivatori. Nonostante l'eccellente qualità del prodotto, in particolare per il peso specifico, la produzione lorda vendibile (PLV) continua a diminuire, con i prezzi di listino che rimangono invariati rispetto all'anno precedente, schiacciati però da costi di produzione notevolmente più elevati.
Marcello Bonvicini, presidente regionale di Confagricoltura, spiega la difficile situazione: "A trebbiatura pressoché conclusa, le rese si attestano mediamente sui 50-60 quintali a ettaro, registrando un calo percentuale complessivo del 20%, con l'Emilia che va peggio della Romagna. Il grano diventa così una coltura a rischio, non dà reddito." La PLV regionale segna un ulteriore calo, proseguendo il trend negativo del 2024: -8,9% per il grano tenero e -8,3% per il duro.
"Mentre i mulini e i pastai sorridono acquistando un prodotto di alta qualità a prezzi risicati, gli agricoltori chiudono il bilancio in perdita, accentuando la disaffezione verso la coltura", precisa Bonvicini. Questa tendenza è già evidente nei dati: solo nell'ultimo anno, gli ettari investiti a grano tenero nella regione sono diminuiti dell'11,5%.
La campagna del grano 2025 è stata segnata da difficoltà fin dall'inizio. Ritardi nelle semine autunnali e ostacoli pratici nella coltivazione, dovuti all'eccesso di pioggia, hanno complicato le operazioni. Il maltempo primaverile ha poi rallentato le concimazioni, rendendo più difficile la gestione dei campi. In questo scenario, i costi dei mezzi tecnici, in particolare i fertilizzanti azotati (come l'urea, fondamentale per lo sviluppo della spiga), sono lievitati.
Come se non bastasse, un nuovo ostacolo si profila all'orizzonte. "E siccome piove sempre sul bagnato – incalza Bonvicini – all'orizzonte ci aspetta anche il divieto assoluto di impiego dell'urea nel Bacino Padano a partire dal primo gennaio 2027, come previsto dalla bozza del nuovo Piano nazionale per la qualità dell'aria. Sul mercato – insiste – non ci sono alternative valide". Questa ulteriore restrizione rischia di complicare ulteriormente la situazione per i produttori di grano.
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