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La proposta

Rischio deindustrializzazione: la Germania rilancia con sussidi energetici e sfida i vincoli UE

Il governo sta valutando un piano straordinario di aiuti energetici da 4 miliardi di euro

Rischio deindustrializzazione: la Germania rilancia con sussidi energetici e sfida i vincoli UE

La Germania torna a scommettere sull’industria per uscire dalla stagnazione. Il governo sta valutando un piano straordinario di sussidi energetici da 4 miliardi di euro destinati alle aziende ad alta intensità energetica, con l’obiettivo di ridurre i costi elettrici fino al 50% per un periodo di tre anni. Il provvedimento allargherebbe la platea dei beneficiari da 350 a 2.200 imprese, inclusi settori chiave come quello chimico, del vetro e della plastica.

L’iniziativa si inserisce nel solco delle linee guida europee: Bruxelles ha già autorizzato aiuti fino al 50% dei costi per sostenere la competitività industriale in fase di transizione verde. Tuttavia, il piano tedesco richiederà una nuova valutazione da parte della Commissione UE per estendere gli incentivi anche all’industria pesante.

A guidare il pressing politico è la ministra dell’Economia Katherina Reiche (CDU), che ha definito “fondamentale” questo intervento per mantenere attrattiva la Germania agli occhi degli investitori internazionali. La tenuta del sistema produttivo, secondo il ministero, è oggi minacciata non solo dal rallentamento della domanda globale ma anche dai costi dell’energia più alti rispetto a quelli di altri grandi Paesi industrializzati.

Ma il fronte interno è teso: la cancellazione dei tagli alle tasse sull’energia domestica, per 5,4 miliardi l’anno, ha scatenato proteste politiche e accuse incrociate. Markus Söder (CSU) non ha risparmiato critiche al vicecancelliere Lars Klingbeil (SPD), accusandolo di non aver rispettato le promesse contenute nella prima legge di bilancio.

E mentre si discute di aiuti, le previsioni sul deficit federale gettano ombre lunghe sul futuro fiscale del Paese: dai 33 miliardi previsti per il 2024 si rischia di salire a 82 miliardi nel 2025 e toccare quota 126 miliardi entro il 2029. Una traiettoria che potrebbe infrangere i vincoli europei e riaccendere le tensioni sull’uso della spesa pubblica post-pandemica.

Il dibattito è aperto anche tra economisti e imprenditori, divisi tra chi teme uno squilibrio nella concorrenza interna e chi, invece, sostiene che solo interventi mirati e rapidi possano evitare una deindustrializzazione progressiva. Tra rilancio industriale e rischio instabilità finanziaria, la Germania si trova davanti a una scelta cruciale.

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