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Politica Internazionale

Trump spinge sull’acceleratore dei dazi, ma concede tempo all’Ue

Slittano al primo agosto le sanzioni commerciali all’Europa. Ma fioccano nuove tariffe contro Asia e Sudafrica

Trump spinge sull’acceleratore dei dazi, ma concede tempo all’Ue

Un altro capitolo nella guerra dei dazi targata Trump. La Casa Bianca ha annunciato che il presidente ha deciso di rinviare al 1° agosto la scadenza per i negoziati con l’Unione europea, inizialmente fissata per il 9 luglio. Una mossa che concede qualche settimana in più ai tecnici di Bruxelles e Washington per scongiurare l’imposizione di tariffe fino al 50% sui beni europei — un colpo potenzialmente devastante, aggravato dal deprezzamento del dollaro che rende già meno competitivi i prodotti Ue.

Il clima resta però teso. Il commissario europeo all’Economia, Valdis Dombrovskis, ha dichiarato che Bruxelles “non ha ricevuto alcuna comunicazione ufficiale dalla Casa Bianca”. E ha aggiunto che, nonostante i progressi “verso un accordo di principio” durante i colloqui della scorsa settimana, “l’obiettivo resta trovare un’intesa prima della scadenza”.

Mentre con l’Europa Trump frena, altrove accelera. Sui social, in particolare su Truth, il suo network personale, ha diffuso le lettere ufficiali indirizzate ai governi di Giappone e Corea del Sud. Missive dal tono formale ma dal contenuto esplosivo: dazi al 25% su tutti i prodotti esportati verso gli Stati Uniti a partire dal primo agosto. E un avvertimento chiaro: “Se deciderete di aumentare i vostri dazi, noi aggiungeremo un altro 25%”.

Stessa sorte per Malesia e Kazakistan, mentre Myanmar e Laos si vedranno applicare tariffe del 40%. Il Sudafrica – bersaglio frequente delle critiche trumpiane per la gestione delle tensioni razziali – incasserà dazi al 30%.

La valanga di annunci ha subito scosso i mercati: Wall Street ha virato in negativo e il dollaro ha continuato a rafforzarsi.

Intanto qualche apertura si registra: gli Stati Uniti hanno raggiunto un accordo con Vietnam e Regno Unito, e si parla di un’intesa di massima con Pechino. Ma con la Cina, il vero gigante del commercio globale, la trattativa è ancora tutt’altro che conclusa.

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