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ECONOMIA & LAVORO
05 Agosto 2025 - 17:30
Nei noccioleti del Piemonte le piante stanno perdendo i frutti in anticipo. È la cascola, fenomeno legato ai cambiamenti climatici, che quest’anno si sta manifestando con particolare intensità. Le aziende agricole sono in difficoltà. E Coldiretti lancia l’allarme: «Servono interventi immediati. Il comparto rischia il tracollo».
Negli ultimi dieci anni, la superficie coltivata a nocciole in Piemonte è passata da 15 mila a quasi 28 mila ettari, segnando una crescita importante sia in termini economici che produttivi. Ma ora, tra siccità prolungata e piogge intense fuori stagione, il settore si trova in seria difficoltà.
«Oggi più che mai è urgente una ricerca scientifica che svolga un ruolo strategico nell’andare ad approfondire tutte le variabili che stanno mettendo in ginocchio l’intero comparto – spiega Mauro Bianco, membro di giunta di Coldiretti Piemonte con delega territoriale al settore corilicolo». Bianco sottolinea l’importanza di un impegno concreto da parte della Fondazione Agrion, chiamata a concentrare risorse e attività sulla ricerca scientifica, con particolare attenzione al fenomeno della cascola. Secondo Coldiretti, è necessario avviare al più presto prove sperimentali sul campo, che tengano conto delle molteplici variabili in gioco, coinvolgendo anche le aziende agricole del territorio.
«Da ormai diversi anni il comparto si ritrova ad affrontare eventi climatici avversi, con l’alternarsi di fenomeni siccitosi prima, seguiti da piogge persistenti nel periodo primaverile». Coldiretti Piemonte ha chiesto alla Regione di intervenire con la dichiarazione dello stato di emergenza, per poter mettere in campo azioni immediate.
«Vista la situazione alquanto difficile per le imprese corilicole, giunte allo stremo, abbiamo chiesto alla Regione di attivare lo stato di emergenza per mettere in atto tutte le misure necessarie, comprese le risorse per un ristoro dei danni da mancata produzione. È urgente un sostegno alla corilicoltura e alle imprese che credono nelle produzioni di qualità, impegnandosi col loro lavoro a preservare i territori», concludono Cristina Brizzolari, presidente di Coldiretti Piemonte, e Bruno Rivarossa, delegato confederale.
La corilicoltura piemontese, dopo anni di espansione, si trova ora a fare i conti con una fase delicata. La cascola anomala e le condizioni climatiche instabili stanno mettendo sotto pressione un comparto che ha finora rappresentato una delle realtà agricole più dinamiche della regione. Senza interventi rapidi e mirati, il rischio è che la perdita di produzione si trasformi in un danno strutturale, con ricadute sull’intera filiera, dagli agricoltori alle industrie di trasformazione.
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