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ECONOMIA
28 Luglio 2025 - 19:10
Agricoltura Piemonte
L’agricoltura torinese si trova strozzata dall’incertezza legata ai dazi imposti dagli Stati Uniti sulle esportazioni agroalimentari. Mentre si avvia la stagione dei raccolti, prodotti simbolo come il vino DOCG (Freisa, Carema, Erbaluce), la frutta, le nocciole, i formaggi DOP e la carne di Razza piemontese rischiano di subire gravi penalizzazioni a causa dei dazi che Washington ha stabilito al 15%, un livello che seppur inferiore rispetto alla precedente ipotesi del 30%, continua a destare preoccupazioni nella filiera agricola locale.
«L’accordo con tariffe al 15% è sicuramente migliorativo rispetto all’ipotesi iniziale del 30% che avrebbe causato danni enormi per l’agroalimentare torinese. L’agricoltura torinese sta vivendo un momento difficilissimo a causa del cambiamento climatico, con gli effetti di un meteo impazzito e di nuovi parassiti e malattie. Ora per i comparti che saranno gravati dai dazi è necessario lavorare per compensazioni europee ma anche compensazioni locali. Quando si dichiara che si vuole difendere la nostra agricoltura lo si deve fare all’interno di ogni provvedimento anche per settori apparentemente distanti come un “Piano della qualità dell’aria” dove si chiedono alle nostre stalle investimenti ingenti per strutture di copertura delle platee del letame di dubbia efficacia».
L’agricoltura torinese esporta negli USA oltre il 30% dei vini DOCG. I vini più richiesti dagli americani sono il Freisa, il Carema e l’Erbaluce spumante; ma vengono esportati negli Stati Uniti anche i vini eroici del Pinerolese e della valle di Susa. Anche una quota di frutta pinerolese (mele, pere, pesche) va a finire sugli scaffali americani, mentre altri prodotti sono interessati indirettamente come le nocciole e il latte da contratto di filiera che vengono utilizzati dall’industria dolciaria che esporta a sua volta negli USA. Un export per un valore complessivo di circa 300 milioni.
Per tutto il Piemonte, la quota di export agroalimentare verso gli USA è del 13% sul totale; una quota che nel 2024 risultava in crescita di oltre i 3,5% per un valore di oltre 4,1 miliardi di euro.
«Quello che non dobbiamo assolutamente perdere – aggiunge il direttore di Coldiretti Torino Carlo Loffreda - è questa consolidata propensione dei nostri produttori ad avere uno sguardo internazionale. Non dobbiamo assolutamente richiuderci in noi stessi e guardare solo alle vendite in Italia. Diversificare i mercati è diventato vitale, così come è sempre più importante che sia favorita la vendita diretta da parte delle aziende agricole utilizzando gli strumenti più moderni. I nostri uffici sono a disposizione per indirizzare le aziende agricole verso uno sguardo sempre più internazionale».
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