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AGRICOLTURA

Anche la frutta soffre il caldo. Coldiretti: «Ecco le coltivazioni a rischio»

A "patire" non solo le piante ma anche gli operai stagionali: arriva lo stop dalla Regione

Coldiretti caldo

Un inizio estate di fuoco che si fa sentire: ormai lo sanno tutti, questo giugno da record ha messo la città a dura prova. E non solo.
A "pagarne" le conseguenze sono anche le campagne e (soprattutto) le zone alpine, dove gli alberi da frutti e i campi coltivati vengono presi alla sprovvista da delle temperature anormali per queste terre. Insomma, semplificando un po', è come se le piante, nate e cresciute adattandosi al meteo piemontese si ritrovassero improvvisamente in Egitto. Questo sbalzo porta la pianta ad attivare una sorta di istinto di sopravvivenza, seccandosi prima del previsto, e "togliendo" energia ai propri frutti per auto conservarsi. Il fenomeno è definito «cascola»: subendo uno stress a cui non sono abituati o preparati, gli alberi non portano a maturazione i propri frutti “lasciandoli cadere" prima del tempo (da qui il nome).

Coldiretti Torino ha rassicurato: «Non si può parlare di un'emergenza agricoltura, i frutti estivi stanno rendendo anche se il caldo sta anticipando molto i tempi. Ad avere la peggio sono i frutti autunnali, in particolare in Piemonte, mele e pere. - le prime hanno un problema di marciume, le altre vivono una produzione scarsa - Certo è che il cambiamento climatico sta portando gravi conseguenze e servirebbero delle politiche agricole adatte per la tutela».

Negli ultimi tempi, infatti, il maltempo e grandini quasi frequenti portano le assicurazioni a “tirarsi indietro” sulla copertura di certi tipi di danni.
Oltre alla produzione, l’ondata di caldo porta con sé anche altre problematiche. Se per il grano, un clima secco permette una migliore asciugatura, i prati rischiano la bruciatura. Ne risentono anche i pascoli alpini.
Inoltre, iniziano a comparire nuovi batteri portati proprio dalle alte temperature.
«La lingue blu - spiegano - è un virus portato da una zanzara che adesso, con il cambiamento climatico, arriva anche in alta quota, attaccando anche le pecore portane “al sicuro” in montagna».

Infine, a risentire del caldo, sono gli agricoltori.
Se da un lato le famiglie, da sempre, hanno una loro routine e gestione del lavoro per affrontare l’estate, dall’altra è scattata l’ordinanza regionale che blocca le lavorazioni nelle ore più calde delle giornate bollate in rosso.
Il problema? La maggior parte dei lavoratori sono operai stagionali e, con lo stop ai lavori, non hanno un’entrata coperta dalla Cassa Integrazione. «Bisogna estenderla anche agli eventi climatici - commenta il presidente di Coldiretti Torino Bruno Mecca Cici - Una misura di dignità ma anche una misura che darebbe certezze alle aziende continuità del personale».

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