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IL REPORTAGE

Torinesi chiusi in casa: strade e piazze deserte. Pronto soccorso vuoti

Pochi accessi in ospedale (fa eccezione il Martini). La Sanità pubblica gestisce l'emergenza

Torinesi chiusi in casa: strade e piazze deserte. Pronto soccorso vuoti

Il caldo ha ufficialmente invaso le vie di Torino.

Temperature da record che, secondo le previsioni, non daranno tregua alle giornate estive dei torinesi. Giugno 2025 potrebbe infatti entrare nella storia come il mese più caldo mai registrato in città, con punte che hanno già raggiunto i 38 gradi e allerta rossa per ondate di calore sempre più frequenti.

Un caldo persistente che mette a rischio soprattutto la salute della fascia anziana della popolazione.
Più vulnerabili alle temperature estreme, nei soggetti con malattie croniche possono più facilmente insorgere problemi di disidratazione, svenimenti e malori.
Ecco allora che le ondate di caldo possono facilmente tramutarsi in emergenza, riempiendo le sale dei pronto soccorso, che non riescono a gestire le molteplici richieste di assistenza.
Ma non è il caso di Torino: nei principali ospedali del capoluogo, i pronto soccorso si rivelano poco affollati. Fa eccezione il Martini, la sala più popolata ma sempre in una situazione contenuta.

Sala del pronto soccorso dell'ospedale Maria Vittoria di Torino

«Siamo circa a 200 accessi al giorno - rivela Fabio De Iaco, direttore del pronto soccorso Maria Vittoria - Tra questi ci sono anche richieste legate al caldo, difficilmente quantificabili nell'insieme».
Il dottore aggiunge: «Non si parla di una vera e propria impennata, ma di un’attività intensa che dura da settimane e che sicuramente continuerà nelle prossime».

Secondo i dati, in questi giorni nessun paziente si è presentato alla Dea Molinette per un colpo di calore. C’è stato un aumento del 10% relativo ai pazienti giunti per disidratazione o alterazioni degli elettroliti. Tuttavia, si tratta esclusivamente di pazienti fragili, con condizioni pregresse. «Nel complesso, la situazione è ordinaria nel periodo estivo», fanno sapere dall’ospedale.

Il professor Mario Bo, direttore del reparto di Geriatria Molinette, ricorda: «È fondamentale evitare di uscire nelle ore più critiche e bere tanto. Tenete chiuse le finestre per evitare che si innalzi anche la temperatura dentro le mura di casa». Il professore sottolinea anche l’importanza per le persone in cura di «rivedere il proprio trattamento con il medico, in ragione del già fisiologico abbassamento della pressione con il caldo».

Anche dal Regina Margherita arrivano buone notizie: «Situazione ottimale», racconta la dottoressa Franca Fagioli, direttrice del dipartimento di patologia e cura del bambino. Il sovraffollamento, però, non è l’unico effetto che ha il caldo sugli ospedali. «Ogni tanto abbiamo avuto dei blackout - ammette la dottoressa - ma in mezz’ora tutto è stato ripristinato».

Insomma, una Torino calda, “bollata” di rosso ma che fronteggia l’emergenza.


«La strada da fare è molta - commenta l’assessore regionale alla Sanità, Federico Riboldi - però questi sono segnali incoraggianti di come la valorizzazione della sanità territoriale e la prevenzione portino a scaricare luoghi di emergenza-urgenza rendendoli più rapidi ed efficaci».

Non solo i pronto soccorsi vuoti: rinchiusi in casa, a cercar sollievo, i torinesi “abbandonano” le strade roventi della città, che restano deserte sotto il sole cocente.

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