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28 Agosto 2025 - 07:40
Nel 2024 i Millennials hanno speso in media 750 euro a testa per abbigliamento, accessori e calzature. Lo rivela il Fashion Consumer Panel di Sita Ricerca del Gruppo Pambianco che fotografa i consumi moda di una generazione oggi impegnata soprattutto a costruire carriera e famiglia, più attenta alle priorità legate a casa, viaggi e tempo libero che non allo shopping sfrenato.
Per i Millennials i driver principali restano qualità, stile e marca, con un approccio molto pragmatico agli acquisti: il rapporto qualità-prezzo è determinante e la caccia alla promozione è quasi una regola. Non a caso il 64% possiede carte fedeltà, più di ogni altra generazione, proprio per sfruttare offerte e sconti.
Il tema green tocca anche i Millennials, ma con meno entusiasmo rispetto alla Gen Z. Quasi la metà (46%) dichiara di voler fare sempre più attenzione ai marchi sostenibili, ma senza accettare rincari: la sostenibilità non deve essere un costo da scaricare sul consumatore. Il second hand interessa soprattutto come strumento di risparmio economico, e solo in seconda battuta come scelta etica.
Il made in Italy non è un fattore prioritario. I brand dominanti sono stranieri: per le donne Zara e Guess, per gli uomini Tommy Hilfiger, Levi’s, Nike e Adidas. Tra i marchi italiani resiste A/X Armani Exchange, tra i più ambiti.
I Millennials si informano e acquistano soprattutto attraverso il digitale: marketplace, siti e-commerce e canali brick & click sono i touchpoint principali, seguiti dai social come Instagram. È la generazione nata con le grandi catene e cresciuta con l’online, e oggi affianca a questi canali anche i FOC (Factory Outlet Center).
«I Millennials – spiega Alessandra Mengoli, partner di Sita Ricerca – chiedono prodotti migliori a un prezzo corretto. Hanno visto la qualità peggiorare e i prezzi salire, tanto nel fast fashion quanto nei brand più alti di gamma. Vogliono tessuti che durino di più, che traspirino, che non scoloriscano e che siano sostenibili. E soprattutto dicono basta allo spreco: auspicano un’industria più impegnata nel riciclo e nell’economia circolare».
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