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Il decreto

Il Ministero dell'Economia chiarisce: anche i luoghi di culto devono pagare la TARI

Nessuna esenzione automatica per chiese, moschee e templi. Possibili riduzioni solo su decisione dei comuni

Il Ministero dell'Economia chiarisce: anche i luoghi di culto devono pagare la TARI

Con una Risoluzione del 15 settembre 2025, il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha messo fine a ogni dubbio: i luoghi di culto sono tenuti al versamento della TARI, la tassa sui rifiuti. Nel documento, il MEF sottolinea come nella normativa vigente non sia prevista alcuna esenzione espressa per gli edifici destinati al culto religioso.

Il chiarimento arriva ricostruendo la disciplina delle agevolazioni. La legge di riferimento (n. 147/2013) consente ai comuni di deliberare riduzioni tariffarie in casi specifici: abitazioni con unico occupante, seconde case ad uso stagionale, locali utilizzati in modo discontinuo, abitazioni di cittadini residenti all’estero, fabbricati rurali e attività di prevenzione dei rifiuti. Nell’elenco non figurano i luoghi di culto.

C’è però una possibilità: i comuni, in base all’articolo 650 della stessa legge, possono stabilire ulteriori esenzioni o riduzioni, purché siano coperte con risorse proprie e deliberate attraverso appositi regolamenti.

Il principio richiamato dal MEF si rifà anche alla giurisprudenza della Corte di Cassazione, che ribadisce la regola europea del “chi inquina paga”. In altre parole, ogni soggetto che produce rifiuti deve contribuire al costo del servizio. Soltanto se viene accertata l’effettiva destinazione esclusiva al culto e la conseguente non idoneità a produrre rifiuti, il comune potrà valutare un’esenzione mirata.

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