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Economia
23 Settembre 2025 - 11:55
L’uso del contante continua a dividere l’Italia tra chi lo considera una garanzia di libertà e chi lo vede come un canale per evasione fiscale e riciclaggio. Dopo anni di cambiamenti, la normativa oggi è chiara: non si possono effettuare pagamenti in contanti pari o superiori a 5.000 euro. Oltre questa soglia è obbligatorio ricorrere a strumenti tracciabili come bonifici, carte o assegni non trasferibili.
Il limite è fissato dall’articolo 49 del decreto legislativo 231/2007, modificato dalla Legge di Bilancio 2023. La stretta risponde a esigenze precise: contrastare il riciclaggio, ridurre l’economia sommersa e promuovere l’uso dei pagamenti digitali. Non si tratta di un unicum: anche altri Paesi europei hanno introdotto tetti simili, e il nuovo Regolamento Ue fisserà un massimo a 10.000 euro, lasciando libertà ai singoli Stati di adottare soglie più basse.
Il vincolo non riguarda solo imprese e professionisti ma anche i rapporti tra privati: prestiti, donazioni e acquisti devono rispettare la regola. Non è possibile aggirarla spezzettando i pagamenti in tranche minori se appaiono come parte di un unico accordo. Le sanzioni colpiscono sia chi paga che chi riceve, con multe proporzionali all’importo eccedente.
Al di là dei trasferimenti, restano obblighi di segnalazione per banche e intermediari in caso di versamenti sospetti, mentre alcune eccezioni sono ammesse, ad esempio per il settore turistico con clienti stranieri non residenti.
Il quadro è il risultato di una lunga altalena politica: dai 12.500 euro concessi nei governi Berlusconi al minimo storico di 1.000 euro introdotto da Monti, passando per i 3.000 euro di Renzi e i 2.000 di Conte e Draghi. Dal 1° gennaio 2023, con il governo Meloni, la soglia è stata rialzata a 5.000 euro, ancora oggi in vigore.
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