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Economia

Cartelle esattoriali, dal 2026 stop parziale agli stipendi dei dipendenti pubblici

Il nuovo blocco scatterà per chi ha debiti superiori a 5.000 euro e stipendi oltre i 2.500 euro lordi al mese

Cartelle esattoriali, dal 2026 stop parziale agli stipendi dei dipendenti pubblici

Dal 2026 i dipendenti pubblici con cartelle esattoriali pendenti dovranno fare i conti con un taglio automatico della busta paga. La misura, inserita nella Legge di Bilancio 2025, prevede il blocco parziale dello stipendio per chi ha debiti fiscali superiori a 5.000 euro e percepisce un reddito lordo mensile oltre i 2.500 euro.

La norma, rinviata di un anno per consentire alla pubblica amministrazione di adeguare i propri sistemi, stabilisce che una parte delle somme dovute a titolo di stipendio, salario o indennità venga sospesa e segnalata all’Agenzia delle Entrate Riscossione, che provvederà al recupero. Non si tratterà mai di un azzeramento totale: al lavoratore resterà sempre una quota consistente dello stipendio.

In base ai dati del Mef, sarebbero circa 250.000 i dipendenti pubblici con debiti fiscali superiori ai 5.000 euro, di cui 30.000 con stipendi medi intorno ai 3.500 euro. Per loro, la decurtazione potrebbe essere significativa.

Il meccanismo è chiaro: per stipendi oltre i 2.500 euro, il blocco sarà di un settimo dell’importo mensile fino al saldo del debito. Per emolumenti una tantum, come la tredicesima, scatterà invece un prelievo di un decimo. Ad esempio, un dipendente con stipendio lordo di 2.700 euro subirà un taglio di 385 euro al mese, fino alla chiusura della pendenza.

La misura non riguarderà chi guadagna meno di 2.500 euro, ma attenzione ai casi in cui il superamento avvenga con la tredicesima: anche in quel caso scatterà la trattenuta. La finestra fino al 2026 rappresenta quindi l’occasione per mettersi in regola con il Fisco, attraverso il saldo diretto o con la rateizzazione del debito, ed evitare così di vedere intaccata la busta paga.

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