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ECONOMIA
26 Agosto 2025 - 13:40
Chi evade continua a vincere, e lo Stato a rincorrere. Nonostante banche dati, algoritmi e controlli digitali, il Fisco italiano incassa solo briciole rispetto a quanto scopre. Nel 2024 sono stati individuati 72,3 miliardi di euro di irregolarità, ma nelle casse pubbliche ne sono entrati appena 12,8 miliardi: meno di un quinto del dovuto. Numeri che fotografano un sistema che smaschera l’evasione ma non riesce a trasformarla in soldi veri.
Il dato più evidente riguarda le cartelle esattoriali. Su 40,7 miliardi accertati lo scorso anno, gli incassi si sono fermati a 1,3 miliardi. La Corte dei Conti individua due spiegazioni: da un lato la convinzione diffusa che prima o poi arriveranno nuove “rottamazioni” a sanare i debiti; dall’altro, l’idea di poter aggirare l’azione esecutiva. Non sorprende allora che, in media, le riscossioni a seguito di comunicazioni di irregolarità non superino il 16% del richiesto.
Guardando agli accertamenti dell’Agenzia delle Entrate, la situazione non migliora. Nel 2021 oltre 2,1 milioni di contribuenti sono stati richiamati per irregolarità sull’imposta sui redditi: su oltre 4,5 miliardi dovuti, sono arrivati solo 448 milioni, meno del 10%.
Tra le società di persone, su 53 milioni di imposte contestate ne sono stati pagati appena 4,5 milioni (8,4%). Ancora più evidente la frattura per le società di capitali: pur con una percentuale di irregolarità più contenuta (7%), meno di un’impresa su dieci ha versato quanto contestato, pari a 2,1 miliardi.
Pesanti anche le irregolarità sull’Iva. Nel 2024 le comunicazioni inviate sono state 1,4 milioni, per un totale di 9,6 miliardi. Ma gli incassi si sono fermati a 1,7 miliardi, poco più del 17%. E se l’evasione emerge, i controlli restano pochi. Solo 129mila contribuenti con attività professionali, su 9 milioni complessivi, sono stati sottoposti a verifiche sostanziali. Significa che appena l’1,4% delle aziende riceve una visita fiscale.
Secondo la Corte dei Conti, i comparti più “scoperti” sono agricoltura, commercio, ristorazione, sanità e intrattenimento: in media 1,3-1,7 aziende su cento vengono controllate. Nei settori edile e immobiliare le percentuali sono ancora più basse: un controllo ogni 20 imprese nelle costruzioni e uno ogni 50 tra gli intermediari immobiliari.
Gli strumenti non mancano. Accanto alle ispezioni tradizionali, sono aumentati il tutoraggio per le grandi aziende e i controlli finanziari su conti correnti e investimenti. Nel 2024 ne sono stati effettuati 4.558, in crescita rispetto ai 3.540 dell’anno precedente, con maggiori imposte accertate per 248 milioni.
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