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La Romania volta pagina: Nicusor Dan trionfa su Simion e riscrive la mappa del potere europeo

Il sindaco europeista di Bucarest conquista la presidenza con il 54,3% dei voti, battendo il sovranista Simion. Migliaia in piazza, tra bandiere UE e cori per la democrazia.

La Romania volta pagina: Nicusor Dan trionfa su Simion e riscrive la mappa del potere europeo

Nicusor Dan

Con un risultato che ha sorpreso osservatori e analisti, Nicusor Dan è stato eletto nuovo presidente della Romania, sconfiggendo al ballottaggio George Simion, leader del partito sovranista Aur. È un passaggio di consegne che potrebbe segnare una svolta epocale nei delicati equilibri politici dell’Europa orientale, laddove il vento del sovranismo sembrava ormai consolidato.

Dan, attuale sindaco di Bucarest e noto per le sue posizioni filo-europeiste, ha ottenuto il 54,3% dei voti, superando nettamente Simion, fermatosi al 45,6%. Un ribaltamento rispetto al primo turno, dove l’ultranazionalista aveva dominato con oltre il 40% delle preferenze. L’affluenza alle urne è cresciuta di due punti percentuali, segno di una mobilitazione determinante del fronte europeista.

La proclamazione della vittoria è stata accompagnata da festeggiamenti in tutta la capitale: migliaia di sostenitori hanno sventolato bandiere romene ed europee scandendo cori a favore del nuovo presidente. Nicusor Dan, visibilmente commosso, ha dichiarato: “Questa è la vostra vittoria. È il frutto di uno sforzo straordinario della nostra società civile”.

Un messaggio di unità ha accompagnato i primi discorsi del neo-presidente, che ha voluto rivolgersi anche agli elettori del suo avversario: “Rispetto per quelli che hanno fatto una scelta diversa. Ora dobbiamo costruire insieme il nostro Paese, senza distinzioni politiche, coinvolgendo anche i romeni all’estero”.

Dall’altra parte, Simion ha inizialmente contestato gli exit poll, proclamandosi vincitore, ma ha poi riconosciuto la sconfitta in modo ufficiale: “Congratulazioni a Nicusor Dan. Ha vinto le elezioni. Questa era la volontà del popolo rumeno”.

La tensione che ha caratterizzato la vigilia del ballottaggio si era già manifestata nei mesi precedenti, quando la Corte Costituzionale aveva annullato il primo turno delle elezioni presidenziali, invalidando la candidatura del filo-russo Calin Georgescu per sospette ingerenze di Mosca. Il secondo turno si è dunque caricato di un forte valore simbolico e geopolitico. Anche durante questa tornata, il governo di Bucarest ha denunciato l’attività di disinformazione su Telegram e altre piattaforme, attribuendola a tentativi esterni di condizionamento.

Il successo di Dan è maturato grazie al sostegno trasversale dei partiti di centrodestra, liberal-democratici e, in parte, del centrosinistra. Bruxelles e molte capitali europee hanno seguito con apprensione e attenzione lo svolgersi del voto, consapevoli che l’eventuale elezione di Simion avrebbe significato un ulteriore rafforzamento dell’asse sovranista nel cuore dell’Unione.

Il risultato è stato accolto positivamente dai vertici europei. “La Romania è tornata”, ha esultato l’eurodeputato Sigfried Muresan (PPE). Una lettura che colloca le elezioni rumene all’interno di un più ampio “Super Sunday” europeo, in cui anche Polonia e Portogallo sono andati al voto, delineando nuove linee di faglia tra il fronte europeista e quello nazionalista.

In Polonia, la sfida resta aperta tra Rafal Trzaskowski, sostenuto da Donald Tusk, e il conservatore Karol Nawrocki, mentre in Portogallo il centrodestra di Luis Montenegro ha conquistato il primato ma ha dovuto fare i conti con l’avanzata di Chega, l’ultradestra di André Ventura.

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