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17 Dicembre 2021 - 08:35
L’Italia tra il 1916 e il 1946. L’Italia fra le due grandi guerre viste con gli occhi dell’arte, ovvero, del Futurismo, da una parte, e di quel “ritorno all’ordine” imposto dal gruppo del Novecento, dall’altra. È un viaggio per immagini attraverso le due facce di una stessa medaglia, spesso in dialogo tra loro, la mostra che si è inaugurata ieri pomeriggio negli spazi della Ki-Gallery di via Mazzini 39 dal titolo, appunto, “Tra futurismo e tradizione. Pittura e disegno in Italia tra le due guerre”.
L’esposizione che accompagnerà i torinesi fino al 22 dicembre è curata dalla dottoressa Costanza Paolillo, ed è presentata da David2 e Sobier con il patrocinio della Fondazione Quarto Potere che, oltre a sostenere la libera informazione in tutte le sue declinazioni, si propone di sostenere e diffondere il patrimonio storico e artistico. Un patrimonio firmato da nomi quali Mario Sironi e Leonardo Dudreville, esponenti del movimento pittorico Novecento, fino ai protagonisti di primissimo piano del Futurismo quali Enrico Prampolini, i piemontesi Nicola Diulgheroff, Uberto Bonetti, Ugo Pozzo, Enrico Allimandi ed Italo Ferro; il calabrese Antonio Marasco e il toscano Primo Conti, il veronese Verossì, ed ancora Aligi Sassu, Pino Curtoni e Sibò.
La mostra, articolata in due sezioni composte di dipinti e di disegni, prova a raccontare gli scambi formali e teorici tra queste due fazioni in dialogo. Le tecniche spaziano dall’olio alla tempera, dalla tela al cartone, dalla china al carboncino per rappresentare al meglio l’apertura sperimentale di quegli anni. Una prima sezione indaga il tema della figura umana tra studio del nudo e delle figure. Qui si confrontano ad esempio le solide forme sironiane con le scomposizioni di ascendenza cubista di Marasco e Prampolini, o ancora sono messi a paragone gli studi di Pozzo e Conti, che spaziano tra scomposizioni e naturalismo, e i nudi futuristi di un giovane Dudreville o di Allimandi. L’altra sezione indaga il tema della pittura di paesaggio. È qui che la differenza tra avanguardia a tradizione si fa più netta: ai paesaggi della campagna italiana si contrappongono i temi e lo stile propri del Futurismo: le macchine, le fabbriche, e le città dei grattacieli e delle ciminiere, trasfigurate nelle visioni vorticose dell’aeropittura futurista. Insomma, quell’avanguardia che tanta influenza ebbe in quegli anni e che andò a condizionare non soltanto la pittura ma anche la musica, il teatro, la letteratura trasformando il Futurismo in un vero movimento culturale in Europa, ma anche negli Stati Uniti e in Asia.
L’esposizione è aperta dalle 16 alle 19. L’evento si svolge nel rispetto della normativa vigente, con presentazione Green Pass e obbligo mascherina.
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